Doveva essere la partita della svolta ed è stata invece una delle partite più tristi degli ultimi tempi.
Ben 21.000 i tifosi presenti al Barbera che, sull’onda dell’entusiasmo scatenato dal ritorno di Corini e dopo la convincente prestazione di Firenze, erano accorsi numerosi allo stadio, certi di poter assistere, finalmente, alla prima vittoria casalinga della squadra rosanero.
Una coreografia degna dei vecchi tempi ha fatto da cornice ad uno spettacolo penoso, andato in scena già troppe volte in quello che un tempo era un autentico fortino e che oggi è ormai diventato la “terra di nessuno”.
Non sempre cuore e ragione vanno a braccetto e di fronte all’ennesima delusione, il popolo rosanero si è quasi spento, vinto da una rassegnazione e da un oblio, che stanno uccidendo piano piano ogni speranza.
Due errori grossolani hanno condannato il Palermo all’ottava sconfitta casalinga consecutiva, un record assoluto in Europa; nessuna squadra ad inizio campionato aveva fatto peggio.
Nessuno vuole buttare la croce su Corini, sia chiaro, né sui giocatori; i limiti di questi ultimi sono talmente disarmanti da fare tenerezza. Questo organico, allo stato attuale, farebbe fatica a salvarsi anche in serie B.
Ciò nonostante, non si può restare inermi di fronte ad uno scempio che si perpetra da troppo tempo, domenica dopo domenica.
Con la sconfitta di oggi il Palermo ha messo una concreta ipoteca sulla retrocessione, evitata lo scorso anno al foto-finish, solo per la testardaggine e un patto d’onore che vide protagonisti alcuni giocatori, mandati via in fretta e furia a fine campionato.
Manca gente di esperienza, mancano i Sorrentino, i Maresca, i Gilardino e i Vazquez, che insieme al tecnico Ballardini gettarono il cuore oltre l’ostacolo conquistando quell’incredibile salvezza.
Il mea culpa del Presidente Zamparini pubblicato sul Sito ufficiale del Palermo il 28 Novembre scorso, due giorni prima dell’esonero di De Zerbi, ha il sapore amaro della beffa:
“I motivi della situazione negativa – così recitava il comunicato - vanno con serenità ricercati sia nella rosa costruita dalla società (uscita di Sorrentino, Vazquez, Lazaar, Gilardino, Maresca; entrata di Bruno Henrique, Aleesami, Sallai, Nestorovski, Diamanti, Embalo, Rajkovic, Gazzi), sia nella serie impressionante di infortuni (Trajkovski, Rajkovic, Gonzalez, Embalo, Balogh, Bentivegna) che hanno tolto uomini determinanti come difensori, sia nella messa in campo della squadra da parte dell'allenatore nuovo. Cercheremo con estrema determinazione di uscire da questa situazione insieme a De Zerbi, poiché credo che soluzioni diverse non porterebbero risultati più positivi.
Invito la squadra a credere nella salvezza: crederci sarà determinante, credendo io (anche dalle prestazioni) che questo organico e questo allenatore non siano da questa classifica Comunque, anche con l'arrivo imminente di nuovi soci che porteranno nuovi capitali per la società, io resterò, anche se non come presidente, sino a che in un futuro non lontano torneremo in Europa"
L’ennesima prova che il Presidente va avanti a forza di proclami (salvo poi smentire sé stesso), ai quali non crede più nessuno, neppure il più sprovveduto dei tifosi.
Ma perché un Presidente che fino a qualche anno fa era amato come un re, sta distruggendo, giorno dopo giorno la sua stessa creatura, calpestando i sogni e i sentimenti dei palermitani?
Nessuno a Palermo sogna scudetti o coppe, ma queste umiliazioni i palermitani non le meritano; la civiltà e la compostezza dimostrate anche oggi all’uscita di un giocatore del Chievo, Sergio Pellissier, salutato con un grande applauso, ne sono una prova.
Nessuno si può permettere di umiliare una passione. Chi tifa Palermo non lo fa perché è sicuro di vincere; chi tifa Palermo lo fa perché ama immensamente questi colori e solo in essi riesce ad identificarsi.
E’ un'agonia senza fine.
In tempi non sospetti qualcuno già si era posto il problema di questo incredibile declino del Palermo, ad iniziare dal giornalista Pippo Russo, sociologo e saggista, autore del libro “Gol di rapina”, un libro-inchiesta che racconta il lato oscuro del mondo del calcio, sui procuratori e sui fondi d’investimento che a livello mondiale lo gestiscono.
In un articolo apparso su Repubblica, il 20 gennaio del 2016, dal titolo inquietante "Zamparini e i rosanero nella rete della cricca globale”, Russo spiegava che “per capire la nuova struttura di potere che governerà il Palermo bisogna guardare a figure che crescono per ordini successivi di grandezza e gerarchia”.
Il riferimento era agli “amici” e ai “consiglieri” slavi che da qualche anno affiancano Zamparini nelle scelte di mercato e nella gestione della Società. Secondo Pippo Russo in cima a tutti i collaboratori slavi c’è Pinhas “Pini” Zahavi, un ex giornalista sportivo israeliano che, scrive Russo, “a partire dagli anni ottanta è diventato uno dei grandi burattinai del pallone, appartenente alla ristretta cerchia dei soggetti che fanno l’economia parallela del calcio globale anziché adattarsi a essa: il portoghese Jorge Mendes, l’anglo-canadese di origine iraniana Kia Joorabchian, l’argentino Gustavo Mascardi, l’italiano Mino Raiola e il famigerato Doyen Sports Investments”.
Un altro grido d’allarme sul paradosso calcistico che si vive a Palermo era stato lanciato lo scorso gennaio da Igor Budan.
In una intervista rilasciata a tuttomercatoweb, l’ex giocatore ed ex team manager rosanero, aveva sollevato diversi dubbi sul rapporto di collaborazione tra Zamparini e Davor Curkovic, procuratore di ben 7 giocatori del Palermo: Jajalo, Traikovski, Posavec, Balogh, Rajkovic, Sallai e Nestorovski.
“Conosco Curkovic come un procuratore - aveva detto - non so se abbia un ruolo nel Palermo, ma spero di no, perché sarebbe un conflitto d’interessi. Il Presidente sente tante persone per avere dei consigli, ma non credo che un agente possa dare dei consigli ad un presidente. Non vorrei che poi magari passi un conflitto che non fa bene né ad uno e né all’altro, perché poi i consigli potrebbero dipendere dai calciatori assistiti da quel determinato procuratore. Non ho mai visto un agente che consiglia un giocatore che non è suo”.
Parole che il vento si è portato via.
Tornando all'attualità: dopo qualche giorno di illusione, l’effetto Corini si è dissolto come neve al sole, sembra sia durato lo stesso spazio di tempo di un battito d'ali di una farfalla.
Continuiamo a sperare oltre l’insperabile, consapevoli però che solo un deciso, quanto improbabile, cambio di rotta della Società o la sua celere cessione, potranno salvare il Palermo da un imminente baratro.
Cettina Pellitteri