A tutto Puscas: «Io predestinato, Palermo altro gradino»

Arrivato a Palermo per guidare l'attacco rosanero, George Puscas dovrà dividere il reparto con Ilja Nestorovski, rimasto al momento in Sicilia. Puscas si è raccontato al Corriere dello Sport, dal nomignolo, alla famiglia alla scelta di Palermo:
«Non altri vezzeggiativi se non il mio nickname, Puski. Con la K, quella che mi avrebbe regalato un cognome prestigioso nel pianeta calcio come Ferenc Puskas. Sono ariete, carattere forte, ambizioso, il fuoco dentro. Non sono fidanzato, sarebbe una complicazione per ora. Il mio nome significa contadino e nella casa di famiglia, a Marghita, ho un giardino che papà coltiva con amore. Tanti cibi provengono dal nostro orto, anche il vino ha l'etichetta Puscas. Poi conigli, galline, gatti... quando torno a casa mi libero dalle tensioni del calcio. I miei genitori sono quasi fratelli. Marcel, laureato in ingegneria per la sicurezza lavora in un industria e gestisce un negozio di famiglia. Gabriela è una mamma che ama i bambini e l'eleganza. Da lei ho preso la passione per la moda. Mi piace indossare abiti colorati e appariscenti. Mi piace farmi fotografare e partecipare al parti Gatsby anni '30. Mia sorella Deea è laureata in lingue».
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PASSIONE CALCIO
«Il primo pallone lo rubai. Dei miei nessuno tifava per una squadra, solo io guardavo la tv, impazzivo per Deco e Torres. Giocavo nel fango, con la polvere e sotto la pioggia. Mi portarono in ritiro con la Liberty Salonta, accademia dell'Oradea, segnai una ventina di gol. E così a undici anni via da casa. Mamma non voleva, fu mio padre a convincerla. Ho fatto sacrifici, ma aveva ragione. Dagli idoli sono passato ai campioni da studiare: Ibrahimovic, numero uno, poi Benzema, Lukaku, Kane. Hobby? Playstation, televisione gigantesca, musica hip hop, Chris Brown. Dietro il divano un quadro immenso con la testa di leone, il capo della foresta, come me. Da leader, nel calcio cerco obiettivi prestigiosi».
PALERMO
«Non basta l'esordio in A, in Coppa e in Europa con l'Inter. La fortuna arriva o devi creartela. Palermo è un altro gradino, conosco la piazza e mi aspetto grandi risultati. Le sfide? Pane quotidiano. Credo nei gol e nelle coincidenze. Mi sento un predestinato. Nulla nasce per caso: cinque reti in una sola partita di Primavera con l'Inter; tripletta al Cittadella e quando a Benevento ho saltato mezzo campionato, mi sentivo protagonista e siamo entrati nella storia con i miei gol, compreso quello nella finale playoff. Tutto mi è venuto incontro, ho fatto in modo che il mondo mi desse ciò che meritavo. E in A, io e Brignoli, abbiamo realizzato contro il Milan i gol di una pagina indelebile. Non ho altra aspirazione che sfondare. Gli allenatori? Rapporto speciale con Baroni, buono con tutti anche se De Zerbi faceva altre scelte. Non aspetto che siano gli altri a decidere per me».