Tutta la coerenza di un Palermo senza attributi

Tutta la coerenza di un Palermo senza attributi
È finita con estrema coerenza. Con la sintesi totale di ogni tappa di questo campionato. Niente di diverso, nessun segno opposto alla media statura che ha caratterizzato la stagione del Palermo. Persino con uno svolgimento d'abitudine, quello della squadra che quest'anno primeggia in una classifica che nessuno invidia: 23 punti persi da situazioni di vantaggio. Come loro, nessuno.
C'era da aspettarselo. Anche dopo il 2-0 all'intervallo, anche di fronte ai quasi 33 mila del Barbera che in un campionato certo non avvincente non ha mai fatto mancare il proprio contributo.
C'era da immaginarlo. Perché i valori alla fine emergono sempre: il carattere, la mentalità, la qualità, la tempra, gli attributi non mentono quasi mai.
È estremamente facile abbandonarsi alla lettura complottistica del regalino all'avversario, ché il Palermo la salvezza l'ha raggiunta e poco cambia disputare o meno i playoff. No. È più semplice di così: questo Palermo si trascina da inizio campionato innumerevoli difetti, lacune, mancanze tecniche e tattiche, impotenze applicate ai momenti topici e decisivi. E così anche ieri sera.
Adesso caccia aperta al responsabile. Preferibile e più lucido, però, usare un rotondo plurale: da Eugenio Corini a scendere, sono pochi i protagonisti di questa stagione esonerati da colpe.
Il tecnico, certo: il suo contributo per andare oltre ogni evidente limite non si è mai materializzato. E i giocatori, anche: in quanti sono stati realmente capaci di trascinare questa squadra al di là degli enormi difetti che hanno causato l'epilogo amaro? Per loro e per Corini arriverà presto il tempo delle riflessioni: continuare ad operare nel calcio della città di Palermo, che sa amare alla follia e nella stessa misura calcisticamente odiare, sarà una sfida proibitiva.
Non resta dunque che un auspicio: oggi è tempo di smaltire la delusione, da domani mattina tutti, dal presidente all'ultima riserva, al lavoro.