Sagramola: «Non voglio lo spareggio, ecco l'idea dello stadio»

Sagramola: «Non voglio lo spareggio, ecco l'idea dello stadio»

 

L'ad Rinaldo Sagramola, nel corso della trasmissione Siamo Aquile su Trm, ha parlato della costruzione della squadra e dello scontro a distanza col Savoia. Poi ha fatto cenno anche dell'idea che ha la nuova società del nuovo stadio:

 

«Non costruirei la squadra in modo diverso. E’ un problema di personalità, di sostenere le pressioni interne e non permettere all’atleta di esprimere le proprie qualità. Una cosa è certa: se uno ha fatto sempre la Serie D, ha qualità di Serie D. Alla fine la qualità dovrebbe avere la meglio sulla forza bruta. Tra gli over abbiamo preso dei giocatori ‘di lotta e di governo’, giocatori che sanno usare la clava e il fioretto come Martinelli, Lancini e Crivello. Non abbiamo trascurato l’aspetto dell’agonismo. Il problema non è tecnico o tattico, ma è la capacità di metabolizzare questa ansia di risultato che si respira. I ragazzi sentono la pressione e la assorbono, questo può diventare un problema. Mental coach? Lasciamo stare, entriamo in un campo strano (ride, ndr). Dai tifosi ti aspetti che ti spingano sempre, sia in discesa sia in salita. Le partite iniziano tutte 0 a 0, ci aspettiamo un sostegno dall’inizio alla fine. E’ troppo facile entusiasmarsi quando va tutto bene, ci vuole più sostegno quando la strada va in salita. Pensare di vincere e giocare tutte bene le partite era un sogno che avevamo tutti, pure io, ma pur sempre un sogno. L’orario della partita è un falso problema. Ho parlato di serietà del torneo, non credo che giocare dopo possa consentire alle due squadre di mettersi d’accordo sul risultato. Il Savoia, come noi, deve vincerle tutte: se non ci sono esigenze di carattere televisivo, è bene giocare tutti allo stesso orario. Se loro insistono a giocare alle 15, anche noi chiederemo di giocare alle 15. Noi potremmo avere il vantaggio giocando dopo di loro».

 

SPAREGGIO

«Se si arriva a pari punti non si considera lo scontro diretto, ma io non voglio arrivarci. Voglio vivere gli ultimi mesi di campionato con calma, spero che tutto si risolvi un po’ prima. Non abbiamo alibi, conosciamo bene il nostro obiettivo stagionale. Non abbiamo problemi di tipo economico, tutte le nostre necessità sono state risolte. La società è stata scelta tra le altre che hanno presentato la loro proposta. Favoreggiamento? Chi crede che la scelta sia stata condizionata si rivolga alla Procura della Repubblica. Qualcuno dei concorrenti, per certi versi tra i meno credibili, l’ha fatto prendendo in mano gli atti. Offendere e diffamare è un gesto volgare. Il nostro è un grande progetto, sostenuto economicamente con copia e fotocopia degli assegni, cosa che nessuno ha fatto. Qualcuno ha partecipato allestendo un progetto 48 ore prima della scadenza. Calciomercato? Vedremo le opportunità che si presenteranno, a centrocampo abbiamo risorse sufficienti per far fronte a tutte le esigenze».

 

STADIO

«Nella precedente vita palermitana fu presentata la proposta di realizzare un nuovo impianto sulle ceneri del Velodromo. La proposta non fu ritenuta congrua e morì lì. Mirri si è concentrato sul nuovo Barbera. Il Barbera è uno stadio con una certa età. Quando fu realizzato il secondo anello per i Mondiali del ’90 fu data una concessione di carattere provvisorio. E’ uno stadio che invecchia, e ciò comporta un aumento dei costi di gestione e offre sempre meno comfort a chi assiste alle partite. Vogliamo modernarlo, renderlo più funzionale e aprirlo a diversi utilizzi. Abbiamo fatto una richiesta all’amministrazione, chiedendo di dirci se c’è la disponibilità ad una concessione del diritto di superficie dello stadio. Se ci fosse una manifestazione chiara di questa volontà si potrebbero investire dei soldi per fare uno studio di fattibilità economico-finanziaria e capire se c’è la possibilità di ristrutturarlo. Il nuovo stadio va rivisto in chiave moderna, per aumentare il comfort a disposizione dei tifosi e per offrire nuove possibilità di lavoro. Il centro sportivo è un investimento nel lungo periodo perché migliora la rese del tuo lavoro tecnico. I giovani crescono di più guardando i ‘grandi’. Tra i ragazzi e le ragazze occupiamo quatto centri diversi: spendi di più e lavori in modo peggiore. Disporre di un centro è un obiettivo importante e dichiarato fin dal primo momento. Ci stiamo lavorando, abbiamo fatto delle richieste all’amministrazione comunale per alcuni terreni in città e in comuni vicini come Terrasini o Monreale. Vogliamo costruire una casa per tutti i giovani del Palermo. Con l’azionariato popolare si è data la possibilità di partecipare attivamente alla vita della società, non tanto per raccogliere fondi ma per far comprendere che siamo una società trasparente. Ci siamo dotati di un collegio sindacale, che è un vantaggio per i terzi che investono. Non si tratta di una gestione collegiale, c’è sempre qualcuno che prende le decisioni».

 

CALCIO IN SICILIA

«Un movimento in forte crescita, vogliamo esserci anche noi. Siamo orgogliosi di avere una squadra importanti, partendo dalla base della Ludos. Vogliamo crescere anche come numero di iscritti, abbiamo circa 80 ragazze e una bella struttura. Anche per loro vogliamo costruire un centro sportivo, al momento giocano a Carini. Siamo soddisfatti, speriamo di poter ottenere soddisfazioni. Il calcio siciliano ha vissuto un periodo d’oro con tre squadre in Serie A. Bisogna avere la consapevolezza delle proprie dimensioni. Gli investimenti devono essere in linea con le tue capacità. La Sicilia è una regione importante che ha le capacità di tornare ad un livello calcistico importante e più qualificante. A me interessa che il Palermo arrivi il prima possibile in Serie AErrori? Sono pieno di difetti ma faccio fatica a trovare errori. Se c’è stato un errore, è stato quello di un eccesso di modestia. Non è detto che lasceremo se e quando arriverà qualcuno di importante. Più restiamo più vogliamo tenere il Palermo in mano, le risorse arriveranno da sole. La società ha dato l’idea di essere di passaggio, ma lo siamo tutti. Siamo di passaggio perché la vita è così, non abbiamo nessuna volontà di mollare o di essere semplici traghettatori. Di Piazza vive meno le tensioni, ma con molta più agitazione. Ogni tanto esce con qualche dichiarazione poco attenta, ma c’è tanto entusiasmo anche da parte sua».


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