«Mai voluto andare via. Siamo arrabbiati, vogliamo la Serie A»

«Mai voluto andare via. Siamo arrabbiati, vogliamo la Serie A»

È rinato come una fenice dalle proprie ceneri, e partendo come un fantasma sempre infortunato è diventato adesso baluardo della difesa rosanero. Si racconta e non lesina dettagli e tutta la sua rabbia Slobodan Rajkovic, che dopo un lungo calvario si sta finalmente prendendo le prime soddisfazioni con la maglia del Palermo e sta dimostrando il suo valore. Intervistato da Salvatore Geraci per il Corriere dello Sport, il difensore serbo ha parlato della delusione del mancato approdo in Serie A, partendo dalle dichiarazioni di Zamparini circa la sua volontà di lasciare i rosa proprio dopo la finale contro il Frosinone:

 

«Quella dichiarazione mi colpì. Dopo la finale con il Frosinone, il patron spiegò che nel progetto futuro non rientravano alcuni big e che doveva vendere un po' di gente. Ma nessuno in ritiro mi chiese se volevo andare o rimanere. Capisco le strategie. Tra l'altro, in quel periodo non arrivavano offerte che convincevano me e la società. Dunque, siccome il contratto scade nel 2020, sono rimasto volentieri, anche perché comincio a prendermi qualche rivincita. Primo obiettivo, tornare in A. Praticamente da dove sono partito».

 

RINASCITA

«Mai smesso di crederci. Mi sento più forte, arrabbiato e aggressivo. Ho dentro un vulcano che vuole esplodere. La mancata promozione mi è rimasta sulla pancia. Il Palermo l'avrebbe meritata. Cosa porto dentro? Meglio non parlarne...»

 

PROGETTI

«Intanto, mi faccia togliere la prima soddisfazione, quella di affrontare i grandi campioni, Ronaldo in testa. La A è la mia dimensione. Non faccio programmi a lunga scadenza».

 

SITUAZIONE SOCIETARIA

«Abbiamo capito la situazione, la nostra vita sportiva scorre tranquilla, siamo concentrati sul campo e i risultati lo dimostrano».

 

RINGRAZIAMENTI

«A me stesso, intanto. A mia moglie che mi ha sopportato così meticoloso e intransigente come sono. A Tedino e Stellone e ai loro collaboratori, al medico e alla sua equipe e a chi pensava che non avrei più giocato e che prendevo soldi senza fare niente. A volte la gente non capisce cosa si nasconde dietro a un infortunio. Passo le mie giornate al campo, 6 o 7 ore tra allenamenti, terapie, lavoro extra ... Sono il primo ad arrivare, l'ultimo ad andare via».

 

ARRIVI E PARTENZE

«Il calcio è dinamismo, c'è chi va e chi viene. Palermo più forte di prima? Una bella realtà, ieri come oggi. Con diverse caratteristiche. In più ora siamo incavolati perché in ritardo sulla A. E non per colpa nostra».

 

STELLONE

«Ho ritrovato le stesse persone che avevo lasciato con più rabbia addosso. Di sicuro la squadra non ce l'aveva con Tedino. A Stellone, come a tutti noi, brucia il finale della scorsa stagione, e vogliamo ribellarci. Da lui abbiamo imparato tanto. è un allenatore che sa trasmetterci le sue idee, parla con tutti, ci aiuta. La scelta giusta. Basta vedere come la squadra si applica. Mi piace». 

 

CAOS SERIE B

«Un grande casino. Avrei preferito un campionato più lungo e playoff a 4 squadre, come in Inghilterra». 

 

CONTINUITÀ

«Non basta avere qualità e giocatori eccellenti. Tutti siamo importanti. Decisive mentalità vincente e continuità. Da dimostrare in ogni occasione». 

 

VENEZIA

«È un altro racconto. Ricordo le precedenti partite obiettivamente difficili, ora il Venezia ha un nuovo allenatore, che ha fatto storia, tra l'altro un ex, e pareggiato contro una candidata alla A come il Verona. Non sarà una passeggiata e lo sappiamo. Come sappiamo che non vogliamo fermarci. La terza vittoria di fila sarebbe un bel messaggio per tutti, all'interno dello spogliatoio e fuori».