Prima regola: la maglia va sudata

Si può perdere, si può sbagliare ma l'atteggiamento e il rispetto vanno manifestati in modo netto.

Prima regola: la maglia va sudata

Sarà il presidente, saranno questi giocatori, oppure i legami affrettati della dirigenza con diversi tra procuratori e imprenditori; o magari è colpa del destino, della crisi, o dei cicli che finiscono, ma un fatto c'è ed è sconfortante: così si sta distruggendo la storia del decennio più glorioso che questa società abbia vissuto.

Se ogni domenica si va in campo non per vincere, ma per non perdere; se la concentrazione dura un quarto d'ora e la determinazione svanisce alla prima difficoltà; se soltanto i soliti noti sembrano lottare davvero per la maglia mentre i compagni arrendevoli e distratti perdono palla ed avversario, e se è servito cambiare allenatore sette volte per arrivare a questo punto di non ritorno, allora è vero, l'ombra lunga di questa stagione rischia di coprire una bella storia di calcio durata dieci anni. Dalla promozione alle qualificazioni in Europa fino alla finale di coppa Italia, mentre il Barbera era approdo e trampolino di grandi campioni: tutto questo rischia di finire nel dimenticatoio, vittima dell'amnesia generale che questa gestione assurda ha prodotto.

Il cambio di marcia è ormai impossibile, non c'è più spazio per prendere la rincorsa e non si può chiedere a questi giocatori di crossare meglio, di accompagnare bene le ripartenze, di eseguire perfettamente una diagonale difensiva o una verticalizzazione. Non si può chiedere perché evidentemente quel che sanno fare lo fanno e tecnicamente non possono offrire di più. Ma se c'è una speranza di salvare questa stagione, risiede nell'atteggiamento che tutti devono assumere quando indossano la maglia rosanero. Adesso è necessario dimostrare quella motivazione che latita da settembre. Perché si può fallire, sì, ma con la dignità che questi colori, questi tifosi, questa storia meritano.