Palermo - Corini, anche il fallimento può fare parte del percorso

Palermo - Corini, anche il fallimento può fare parte del percorso

di Andrea Bosco

Eugenio Corini non è più l'allenatore del Palermo. Una frase da molti, moltissimi, attesa da tempo, e che ieri ha trovato una concreta realizzazione con il comunicato dell'esonero del mister bresciano. Una decisione assolutamente corretta e inevitabile, non c'erano più le condizioni sportive e umane per proseguire insieme, e guardando ai fatti con pragmatismo si può dire che non ci potesse essere che quest'unica strada da percorrere. 

Ma allora cos'è questo vuoto? Questo senso di pesantezza sullo stomaco? Questa sensazione di smarrimento. Il Palermo fa parte della vita di tutti coloro che ne sono innamorati, giornalisti o "semplici" tifosi, e di conseguenza anche i protagonisti delle vicende della squadra, in qualche modo, diventano elementi attivi della quotidianità di ognuno di noi. Eugenio Corini ci ha fatto discutere, disperare, infuriare, a volte anche imprecare, ma, nel bene e nel male, è stato una persona che ha riempito le nostre giornate e i nostri discorsi. E come quando una relazione, seppur magari burrascosa, si interrompe o un percorso di studi volge al termine, c'è la consapevolezza di vivere la chiusura di un capitolo, concluso, che non tornerà. "E meno male" diranno giustamente molti, però quando qualcosa a cui ci si era abituati viene definitivamente consegnato agli archivi del passato, sopraggiunge un senso di smarrimento che può provocare un fastidioso magone. 

È difficile non riuscire ad empatizzare con l'uomo che sta dietro al professionista, soprattutto in un ambito così passionale come il calcio, soprattutto se l'uomo in questione è una bandiera che ha contribuito a costruire il mito del Palermo negli anni d'oro della squadra, quando magari molti bambini hanno iniziato ad appassionarsi a questi colori. Soprattutto se si parla di una persona genuina, onesta, imperfetta come tutti, ma mai in malafede nelle sue parole e nelle sue azioni. Eugenio Corini credeva sinceramente nel suo lavoro, e ha affrontato questa avventura, con oneri e onori del caso, con la professionalità e il coraggio di chi lavora per regalare a una città di cui è stato idolo una gioia che manca da tempo. Non è arroganza, superficialità, venalità; è quella passione, quel desiderio così viscerale di raggiungere un traguardo da rischiare di fare errori capaci di compromettere non solo un lavoro, ma purtroppo anche un rapporto.