Ricominciare. Subito

Ricominciare. Subito

Inutile girarci intorno, gli ultimi quaranta giorni sono stati i più duri per i tifosi del Palermo, oltre che per il Palermo stesso. Qualcuno potrebbe obiettare, potrebbe dire che "gli ultimi otto anni nel complesso non sono stati granchè". Vero, ma il culmine è stato raggiunto in questo ultimo mese e mezzo in cui ne sono successe davvero di tutti i colori. La lotta per andare in Serie A sul campo, vanificata solo all'ultima giornata, è storia di inizio maggio ma di questi tempi sembra quasi appartenere alla preistoria. E poi il fulmine a ciel sereno con la richiesta di declassamento in classifica e retrocessione in serie C, la memoria difensiva che ci ha consentito di raccontare di una salvezza sul campo, l'ingresso in pianta stabile di Arkus Network, fino ad arrivare ai giorni dell'inganno. Stipendi pagati anzichè no, debiti saldati solo a parole, un'iscrizione al campionato che ha assunto i contorni di una farsa e infine la fuga dalla porta di servizio di Lucchesi e Conte. L'esempio, quest'ultimo episodio, che più di tutti spiega l'andazzo di questi giorni roventi.

 

Un'altalena di emozioni ma anche di categorie di appartenenza, visto che proprio nel giro degli ultimi due mesi il Palermo ha accarezzato il sogno di andare in Serie A, poi ha rischiato di finire in Serie C, a seguire ha quasi esultato per aver mantenuto la Serie B ma alla fine fa i conti con una ripartenza ormai quasi certa dalla Serie D. Fa male, fa malissimo, ma indipendentemente dalla categoria ora è necessaria una parola, un verbo, anzi un mantra: ripartire. Proprio così, il Palermo e i palermitani devono ripartire. Probabilmente senza certezze, fatta eccezione per il legame della piazza (o comunque di parte di essa) per una squadra che 33 anni fa, proprio in questo periodo, spariva per un debito inevaso di qualche centinaio di milioni di lire e doveva ripartire quasi da zero, in quel caso da una Serie C2 che assumeva i contorni di una prigione a cui si era giunti senza passare dal via. Mi sia consentito il riferimento al Monopoly, un tormentone che tutti noi vorremmo toglierci dalla testa al più presto.

 

A proposito di cose che fanno male, la faccia, il tono e le parole di Alessandro Albanese all'uscita da quello che sarà quasi certamente l'ultimo Consiglio di Amministrazione del Palermo targato Arkus Network lasciano il segno. Un palermitano che ama la squadra del suo cuore a tal punto da metterci la faccia, scendere in campo e provare a portare un tocco di palermitanità per un nuovo corso dal sapore di rilancio, ma che alla fine si è rivelato un grande inganno. E Albanese ha fatto capire chiaramente quale e quanto fosse il suo dispiacere e il suo dolore. Non solo per non aver fatto nulla di ciò che sperava di fare, ma anche per non aver potuto evitare il patatrac commesso da chi - diciamocela tutta - aveva bisogno di un personaggio così "in alto" per godere di credibilità e fare i propri giochini in assoluta libertà e "sicurezza". Sono queste parole, questo tono di voce e questo dolore a farci venire ancor di più il desiderio e il bisogno di ripartire. Magari anche da Albanese, sicuramente più in generale da palermitani che amano il Palermo e che possono portare in dote qualcosa di più concreto del puro e semplice amore.

 

Ben vengano eventuali investitori che vengono dall'altra parte dello Stretto, anche perchè in caso di ripartenza ci sarà un nuovo titolo da creare e soprattutto un'asta che deciderà chi sarà il nuovo proprietario del Palermo Calcio 3.0, ma non si può fare a meno di una mano pesante di imprenditori che hanno sempre avuto sott'occhio la squadra. Serve un colpo di spugna netto per cancellare gli ultimi otto anni, fatti di stenti più o meno necessari ma anche di tante azioni e operazioni tutt'altro che limpide e chiare. Al palermitano che tifa Palermo è stato tolto più di un giocattolo, è stato portato via un pezzo di cuore. Ora chiediamo una sola cosa: ripulitelo, rilanciatelo e restituitecelo. Al più presto.