Marconi professionista vero. Gioca e combatte anche mentre sta per nascere la figlia
"Il 90% è stata colpa mia" lo afferma lo stesso Marconi al termine della sconfitta contro la Venezia e il riferimento è a tutte le contestazioni e offese rivoltegli da quel pugno di Como in poi.
Esiste semplicemente un momento in cui è necessario andare al di là e sapere guardare oltre. Quel gesto lì, è vero, è costato due punti, è da biasimare, ha condizionato in parte la stagione del Palermo (anche se non per quel fatto i rosa sono poi crollati), ma v'è poi la persona, il professionista, l'uomo.
Mesi di panchina, con l'impossibilità di esprimersi perché ogni parola sarebbe stata vana, anzi gli si sarebbe voltata contro e quindi il silenzio. C'era solo da sperare di potere tornare prezioso almeno un'ultima volta per quel Palermo per cui ha lottato e si è distinto, col contratto a scadenza e il destino ormai scritto. E, forse perché è giusto così, l'occasione arriva, la possibilità quantomeno per dire 'Io ci sono, il cuore ce lo metto anche stavolta'.
Ceccaroni chiede il cambio nella sfida contro la Samp e Marconi francobolla De Luca, poi è nuovamente titolare contro il Venezia. Roba da non crederci fino a soli tre giorni fa. Eppure, nonostante la sconfitta e l'amarezza conseguente, il centrale si distingue, salva la squadra da una conclusione a botta sicura, è attento, è ordinato, non demorde mai.
Tutto questo mentre, in una sala d'ospedale, la moglie stava per dare alla luce la piccola Viola. Eppure, nessun altro pensiero disturba Marconi, perché per adesso c'è da lottare. Ci mette anche la faccia a fine partita, da senatore qual è, per lanciare un ultimo segnale: "Non è ancora finita". Con lo spirito di questo Marconi qui, in veste playoff, si può quantomeno sperare.