L'importanza di chiamarsi Di Mariano: quando manca, si vede

L'importanza di chiamarsi Di Mariano: quando manca, si vede

Premessa: non siete pronti per questa discussione. Perché Francesco Di Mariano, dal suo arrivo a Palermo, è stato prima punzecchiato, poi sportivamente massacrato, alle volte agonisticamente crocefisso come se dovesse essere lui e lui soltanto la panacea per tutti i mali che hanno afflitto il Palermo. Schierato alle volte esterno offensivo, altre trequartista, altre ancora seconda punta e ultimamente esterno a tutta fascia, Checco ha sempre messo in bella luce pregi e difetti, su tutti corsa e dribbling con cui ha sempre fatto ammonire dai due ai quattro avversari a partita. 

"Eh ma i gol sbagliati", direte. Non è questo il suo compito, non lo è mai stato. Di Mariano è un esterno di supporto alla manovra, un "Petagna" delle corsie offensive, uno che non segna ma, anche indirettamente con le sue iniziative, fa segnare pur quando l'assist non parte dai suoi piedi. Semmai, il merito sta nel farsi trovare sempre libero in area, a discapito di chi dovrebbe esserlo ma in realtà non lo è.

Ma, sono certo, chi ha assistito alle ultime due partite del Palermo si sarà sicuramente reso conto del peso specifico di Francesco Di Mariano nelle dinamiche di gioco dei rosanero: tanto nella vittoria contro il Modena, quanto soprattutto nella sconfitta contro il Parma. Perché nell'economia del gioco di mister Eugenio Corini le fiammate dell'ex Lecce e Venezia sono fondamentali, per cui non resta che sperare nel suo rientro nel più breve tempo possibile, per poter contare su un'arma che potrebbe esser decisiva nella corsa play-off.