Incluse ed escluse. Un biglietto per la felicità
Mal comune, mezzo gaudio. La Germania come l’Italia. Vero che gli azzurri non sono andati al mondiale, ma è altrettanto vero che i tedeschi in Russia non ci hanno mai messo piede realmente. Fino a qui una sola vittoria, peraltro arrivata allo scadere contro la Svezia. Poi anche la mannschaff ha avuto la sua Corea, stavolta però gli asiatici a differenza di “quella” hanno vinto meritatamente.
Gli scandinavi per contro, dopo la rivoluzione nell’utilizzo perenne delle carte di credito anche per l’acquisto di un biglietto del metrò, stanno preparando quella storica nel calcio moderno. Ciò nonostante, le nazionali favorite alla vittoria del Mondiale, a parte il Brasile e la vertigine di cadere giù, continuano ad essere principalmente Croazia e Belgio. La prima, nel caso, rappresenterebbe il primo scorcio di Est Europa a vincere; la seconda, arrivata forse all’Empireo grazie all’eleganza di Hazard, colmerebbe quel vuoto accumulato nel tempo accanto alle grandi.
Sul filo invece di una storia triste e che vede le escluse dagli ottavi, fra queste la Polonia che ne esce ridimensionata insieme al Senegal, la scena però può essere mitigata dalle molte vicende più o meno dilettevoli che contrassegnano il mondiale. Su tutte la bizzarra storia di un tifoso inglese, che partito da Bristol direzione Russia per assistere al match della propria nazionale, si è dimenticato il biglietto a casa. Non solo. Una volta lanciato il messaggio via social da parte di chi voleva aiutarlo è sparito lui. Una bandiera bianca sollevata in alto troppo presto, specchio di una società che non aspetta.
Chi, invece, appartiene ancora ad un tempo perduto e che si accontenta di poco sono i tifosi del Panama che al goal della bandiera, peraltro prima rete storica dei centroamericani in un mondiale (gli inglesi vincevano per sei reti a zero) hanno esultato come se fosse stato decisivo per una vittoria. Non solo. Alla fine i supporters hanno anche ripulito gli spalti. Inoltre è diventata anche virale l’immagine che ritrae un tifoso argentino che esulta insieme ad uno steward. Un’espressione pregevole di impetuosità latina.
Gesti che valgono più di qualsiasi parola. Anche l’Iran ha dovuto raggiungere il gate d’uscita, ma prima di farlo è passata prima per il vaglio e poi per l’approvazione di una proposta che voleva le donne iraniane allo stadio. Colorate e sorridenti queste, non hanno avuto nulla da invidiare alle altre. In sintonia con un’apertura, l’Arabia Saudita anche aut ha tuttavia raggiunto un nuovo fronte costituzionale in patria. Nel paese medio-orientale infatti è stato abrogato il divieto di guidare alle donne. Da un estremo all’altro. I mondiali rappresentano un crocevia di culture in fondo. L’Islanda, che ha fermato l’Argentina alla prima giornata, in molti settori dà più importanza alle donne, alle quali ha riconosciuto una parità di salario ancora prima che lo facessero gli altri paesi. In effetti scorgendo l’account social della federazione si scorrono più foto della nazionale femminile che maschile.
Dall’unità all’esercizio bellico. A proposito di crocevia, dopo il goal segnato alla Serbia, l’ex Inter Shaqiri ha esultato mimando il gesto dell’aquila albanese, lui da originario dell’indipendente Kosovo. Ha vinto la Svizzera, ma non la pace fra gli Stati. Vecchie ruggini dunque che tornano in auge. Da un’emigrazione all’altra ci si illude quantomeno che agli ottavi possa essere dato un segnale distensivo attraverso magari un tango ballato da un calciatore argentino capace di unire i popoli e non dividerli. Certo che però è difficile immaginare che Messi possa rendersi protagonista di uno stacchetto.