Il Palermo è adesso squadra che fa paura. Ma serve chiudere certe partite

Il Palermo è adesso squadra che fa paura. Ma serve chiudere certe partite

Dal pareggio con tanti rimpianti di Pisa, il Palermo torna in Sicilia con alcune certezze importanti: la squadra è coesa, crea pericoli e ha grandi margini di crescita.

L'ingresso di Verre nella rosa ha dato un apporto di qualità, classe ed eleganza non banali e l'assist al bacio per Di Mariano conferma quanto sia prezioso avere singoli di livello così alto. Il centrocampo ha brillato per 70 minuti, tra l'ordine di Damiani e gli strappi di Saric a completare il reparto.

Soleri si è finalmente ambientato, lotta su tutti i palloni, li conquista, li lavora, li pulisce. È un giocatore di cuore, una mina vagante che tiene in apprensione le difese. Anche la difesa non ha concesso spazio e centimetri ai temibili attaccanti del Pisa, che hanno potuto giocare solo pochissimi palloni.

Allora sì, questa è una squadra finalmente pronta, che può affrontare - come già dimostrato - tutte le partite a viso aperto e senza timore reverenziale. C'è però un dettaglio: il vero salto di qualità sta nel provare a chiudere certe partite, che sanno rivelarsi beffarde.

A Pisa, il Palermo avrebbe potuto chiudere il primo tempo in vantaggio per 3-0 e anche nella ripresa un Brunori non in stato di grazia - al capitano concediamo eufemismi - ha gettato alle ortiche due-tre ripartenze importanti. Sta di fatto che, a punteggio ancora in bilico, conta poco se hai dominato tutto il resto della gara. Basta un missile di Sibilli per pareggiare l'incontro e poco mancava per la "beffa delle beffe" con l'occasione per Gliozzi un minuto dopo l'1-1.

Alla fine, torni da Pisa con un punto, con tante certezze in più, ma con un punto. Perché possano diventare tre serve un pizzico di cattiveria in più. Lì parleremo allora di un Palermo ultra-competitivo.