I numeri neri dei rosa di Corini
9. I punti realizzati in 10 partite: media di 0,9 per match.
9, come i gol realizzati: media identica, poco meno di una rete fatta a partita.
15, le reti subite: il Palermo prende statisticamente tre gol ogni due partite.
3, i moduli adottati dalla prima di campionato ad oggi: prima il 4-2-3-1, poi il 4-3-3, ultimamente la difesa a 3 (cioè a 5).
Sono i numeri in superficie, quelli scritti nero su bianco accanto alla casella 18, la posizione in classifica della squadra di Eugenio Corini.
Non bastano per spiegare il momento critico dei rosanero, ma sembrano rispecchiare adeguatamente i problemi che frenano la crescita del nuovo progetto disegnato in viale del fante.
A partire dal dato più allarmante, quello relativo alla fragilità difensiva, tanto nella fase quando nei singoli. È un reparto, la retroguardia, che fa dell’ intermittenza la sua prima peculiarità: o si subisce poco, quasi nulla, controllando le sortite avversarie e rischiando soltanto per una distrazione, oppure si prende l’imbarcata. In 4 partite su 10 il Palermo ha subito tre gol; contro Bari, Frosinone e Sudtirol soltanto uno, fatale contro ciociari e altoatesini; poi, per tre volte, ha mantenuto la rete inviolata.
Spia di un meccanismo generale che difetta di uno o più ingranaggi, aggravato dall’altro numero sconfortante: quel 9 nella casella dei gol fatti che rende l’attacco del Palermo il terzo meno prolifico della Serie B. Peggio hanno fatto soltanto Perugia, a quota 7, e Cittadella, con 8 gol messi a segno. Più del dato in sé, in realtà, preoccupa l’inconsistenza della manovra offensiva rosanero che, se non a tratti e solo in pochissime occasioni, dà la piena impressione di non sapere come scardinare le difese per avvicinarsi, quantomeno, al portiere avversario.
14 tiri in porta: il dato complessivo - suggerito dalla popolare app di live scoring SofaScore - non di una gara, non di due, ma delle ultime quattro partite. Insomma, bene che vada, Brunori e compagni riescono a tirare nello specchio 4 volte per match. Troppo poco per appellarsi alla sfortuna dei legni.