Hernández, Muñoz, Bacinovic, l’eclissi silente degli ex rosanero

Articolo di Elisa Lo Piccolo

Hernández, Muñoz, Bacinovic, l’eclissi silente degli ex rosanero

 

Quel “ghiribizzo” custodito in un sinistro sospeso tra l’esibizione e scorribande improvvise fuori da ogni metodologia dottrinaria: Abel Hernández, classe ’90 ex Palermo, stesso pseudonimo, la “Joya”, di Paulo Dybala, stesso timbro machiavellico tra vizio e virtù, ma distanti nel percorso intrapreso.

L’attaccante juventino ha trovato gloria e fortuna nella Vecchia Signora; l’uruguaiano, invece, dopo le stagioni con la maglia del Palermo (sei anni e mezzo per un totale di 122 presenze e 36 gol) è approdato nel 2014 all’Hull City in Premier League.

Con il club inglese Hernández ha realizzato 38 reti in 132 presenze e giocato per due stagioni la competizione mediaticamente più esaltante, prima che la società di proprietà egiziana retrocedesse in Championship nell’annata del suo arrivo - che coincidenza - e in quella compresa tra il 2016 ed il 2017. Oggi lo scorcio della regione dello Yorkshire ha potuto salvarsi nella minore categoria solo al fotofinish e non proprio con le reti dell’ex Palermo, che ha accostato ben 8 reti alle 10 presenze complessive, complici di un tale rendimento anche i numerosi infortuni.

Tuttavia Hernández non ha mai vissuto da protagonista la Premier, mentre in Championship nell’annata 2015-2016 ha realizzato 45 reti di vitale importanza per la promozione dell’Hull.

 

In rosanero d’altronde eravamo abituati ad assistere a tale incostanza, letta proprio come un’inversione di tendenza rispetto all’esplosività giovanile. Ovvio anche che la condizione fisica ha compromesso spesso le stagioni. L’ex rosanero adesso in scadenza a giugno non intende rinnovare il contratto. In cerca dunque di nuovi stimoli, l’Inter potrebbe essere la sua scelta, visto che Abel vorrebbe tornare in serie A e magari stavolta in una società blasonata come quella nerazzurra. Di certo il compagno di squadra Ranocchia gli avrà parlato della formazione di Spalletti.



Accanto all’Uruguay, terra nativa dell’ex centravanti, troviamo l’Argentina di Ezequiel Muñoz, anche lui classe ‘90, che tra il 2010 ed il 2015 ha indossato la maglia del Palermo.

Il difensore trascorre nella città siciliana ben cinque anni e vanta 131 presenze, anche se nell’ultima stagione perde “l’appeal” e non trovando più spazio decide di girovagare per poco a Genova, sia su sponda del Grifone che della Sampdoria. Un colpo di testa all’ombra della lanterna che lo spinge a trovare una luce nel Leganés.

Muñoz quest’anno ha ottenuto una salvezza già matematica in Liga con il club spagnolo.

Anche l’ex rosanero ha dovuto affrontare però una serie di infortuni che gli sono alle volte costati il posto e la fissa titolarità, come quella volta in cui fu convocato nel 2009 da Diego Armando Maradona in un’amichevole contro il Panama, prima volta ed unica con la maglia dell’Argentina, e dovette rinunciare proprio per un guaio fisico.

Ma la storia recente di Muñoz parla anche di una scarsa gratitudine del difensore nei confronti del Palermo e lascia così barcollare un apparente alibi. Il calciatore infatti di sua spontanea volontà non volle rinnovare tre anni fa, quando all’epoca come una teofania scese in campo persino Zamparini nell’intento di un raddoppio di stipendio. Ma non bastò.

E’ pur vero che dopo di lui venne un certo Vazquez, ma di certo al posto di Gasperini al Genoa poteva essere Iachini a guidare l’ex Boca verso un totale recupero. Una volta andato via però “Franco”, di certo e visto anche coloro i quali sono arrivati dopo, Muñoz poteva sicuramente vantare una certa esperienza ancora nel Palermo.

Tuttavia ad oggi ci sono i tre anni di contratto che lo legano al Leganés e la serie A è molto lontana. Più vicina invece la Primera Division. Chissà se a Muñoz non prende una crisi ulisside.



Dal paradiso all’inferno, da Apollo a Dioniso. La storia di Bacinovic ha indubbiamente dell’incredibile. Il calciatore sloveno arrivato insieme a Ilicic in rosanero, nel 2010, ha totalizzato solo 59 presenze con la maglia del Palermo per poi passare dalle parti del Verona, Virtus Lanciano e Ternana. Una carriera senza dubbio che rispecchia lo scarso valore in rosa, ma abituati come eravamo a vederlo insieme all’attuale atalantino le reazioni non possono essere che di stupore. Bacinovic oggi gioca nella Sambenedettese in serie C, con delle presenze in termini numerici sicuramente ridotte.

A differenza di Hernández e Muñoz, lo sloveno ha vinto in patria con il Maribor prima di approdare in Sicilia.

Ma, come loro, non ha trovato molta fortuna nel campionato italiano. Inoltre, come se non bastasse, Bacinovic pochi giorni fa è stato anche al centro di una bufera scoppiata col presidente della Sambenedettese, quest’ultimo reo di averlo definito mercenario per il costante cambio di maglia. Il patron ha voluto fortemente sottolineare lo scarso rendimento in campo nella finale play-off da parte del centrocampista. In risposta l’ex Verona non si è presentato agli allenamenti il mattino seguente. Non sarà un assolo, allora Sabatini lo presentò come un talento, ma di certo in questi anni ha mutato il suo carattere. Fulgida è in effetti l’immagine di quel passaggio, surrogato di un tiro scaraventato addosso a Júlio César in un lontano Palermo-Inter del 2010, quando allora l’azione partì proprio da uno scambio Ilicic-Pastore.

Ma di certo sul piano della personalità, lo sloveno è cresciuto abbastanza e magari adesso, rispetto ai tempi che furono in cui conosceva poco la lingua, un certo linguaggio pacchiano magari lo sfoggia pure.

 

 

di Elisa Lo Piccolo