Sarebbe bastato poco per raccontare una storia diversa

Sarebbe bastato poco per raccontare una storia diversa

 

 

L’ultimo drammatico atto di una stagione, il possibile primo atto di una lunga querelle. Frosinone-Palermo è finita 2-0 al termine di una partita rovente, che resterà senza dubbio nella storia più per gli episodi anomali e disdicevoli verificatisi e per il loro possibile riverbero che non per il risultato in sé e l’annesso verdetto. Per l’ennesima volta nella storia, le gare da dentro-fuori si rivelano fatali per i rosanero, che hanno perso l’ultimo treno per la Serie A.

 

La prima frazione di gioco è un’interfaccia tutt’altro che diplomatica tra un Frosinone disperato e nervoso che ha spinto a testa bassa senza particolar lucidità ed un Palermo che pur con qualche affanno è riuscito contenere l’impeto dei ciociari con Rajkovic (6), Struna (6) e Szyminski (6), subentrato subito al posto dell’infortunato Dawidowicz (s.v.) che han messo sempre una pezza. A parità di risultato, tra le due compagini quella che ha meritato di più è il Palermo, che ha comunque provato ad attaccare, affidandosi ad un Coronado (6 +) abbastanza ispirato e andando vicino al colpo del k.o. con un tiro di un Murawski (6 +) come sempre generoso, respinto prodigiosamente da Vigorito.

 

La nervosa e rigida simmetria della gara poteva essere infranta solamente da un episodio e questo si è verificato al 51' di gioco. Sul vantaggio dei frusinati nessuno ha grandi colpe: Maiello ha fatto tutto bene, dal dribbling su Coronado al gran tiro che ha battuto l’incolpevole Pomini (6 per affetto, visto che i suoi guanti son rimasti intonsi, il che la dice lunga) sul quale un Jajalo (5) tutt’altro che lucido in fase possesso ha comunque provato a opporsi finendo con lo scivolare, tradito dal terreno dello “Stirpe”. Da quel momento in poi le parti si sono invertite, ma a differenza della gara d’andata la botta non è stata assorbita e il “Ma no ma sì ma su ma dai” inscenato da La Penna in occasione del fallo su Coronado (di difficilissima interpretazione anche se ci fosse stato il VAR) ha stroncato definitivamente il Palermo sul piano psicologico.

 

Gli attaccanti non sono riusciti a far nulla: Nestorovski (5) è stato impalpabile mentre La Gumina (5 +) ha in un bel ripiego sul finale del primo tempo l’unico episodio positivo di una partita che per il resto della sua durata lo ha visto errare senza una meta in giro per il campo. Per Stellone (6) l’unica speranza era riposta nei cambi, che però hanno finito addirittura col peggiorare l’assunto complessivo: Gnahoré (4,5), entrato al posto di un Rispoli (6) apparso più in palla del suo nervoso e sottotono pariruolo Aleesami (5), non ne ha azzeccata mezza; Trajkovski (5) è entrato in versione “L’uomo che non c’era”. I palloni buttati in campo durante i minuti di recupero dai raccattapalle e dai giocatori frusinati (squallore allo stato puro) hanno inasprito ulteriormente i toni di una contesa, chiusa subito dopo dal contropiede di Ciano che ha dato il là alla festa anticipata dei ciociari in una scena che ricordava molto quanto successo 15 anni fa in un’altra gara spareggio finita male, quella contro il Lecce: l’unica differenza è che in quel frangente Trefoloni fece giocare i minuti restanti anche se i giocatori erano rimasti in mutande. La chiosa surreale di una partita surreale.

 

Per il Palermo (5,5: la media tra il 6,5 del primo tempo e il 4,5 per una reazione che, con tutte le attenuanti del caso, è stata comunque ben lungi dall’essere sufficiente) si chiude così un doppio confronto dal finale beffardo nel quale ha prevalso avversario che al netto di due gol della domenica non ha fatto veramente nulla. E’ inevitabile e lecito alla fine essere delusi e anche arrabbiati per questo finale e per le circostanze che hanno fatto da corredo destinate a far discutere; tuttavia non si può comunque negare che l’obiettivo, più che a Frosinone, sia sfumato durante una stagione in cui il Palermo ha sprecato troppe occasioni alla portata. 

Le recriminazioni ci possono anche stare ma devono essere comunque accompagnate dalla consapevolezza che per evitare questo finale amaro si poteva fare di meglio: sarebbe bastato veramente poco per raccontare una storia diversa.