Franco, Gila e la coperta diventa corta

L'attaccante non è in forma, ma è anche isolato. Vazquez arretra per cercare palloni e s'allontana. Serve la soluzione.

Franco, Gila e la coperta diventa corta

Tatticamente Gilardino è diverso da Dybala. Non svaria da destra a sinistra, non arretra, non cerca di allontanarsi dai difensori. Lui sta sul dischetto: è un bomber d'area di rigore e lì attende il pallone. Il problema è che gliene arrivano pochi e lui finora non li ha gestiti bene perché la sua forza e la sua esplosività sono al di sotto dello standard.

Dovrebbe esser Vazquez ad aiutare Gila, a supportarlo, rifornirlo, metterlo nelle condizioni di battere a rete. Ma non è in gran forma e, comunque, spesso si trova ad operare lontano dal suo partner. Franco ha capito che anche sulla trequarti è difficile ricevere palloni interessanti. Lì per il Palermo il terreno di gioco sembra in salita. E così arretra di altri trenta metri per cercare rifornimenti più comodi e continui. E qui ecco spuntare la storiella della coperta corta: se Vazquez si avvicina al centrocampo, abbandona Gilardino. Se Vazquez sta accanto a Gilardino riceve pochi palloni. E, allora, che fare?

Abbiamo difficoltà anche sulle corsie esterne. A destra c'è Rispoli (senza alternative, in attesa di Morganella) che non ha tempi e piedi per fare l'incursore. Dall'altra c'è Lazaar (uno dei più deludenti dall'inizio del torneo) e se non c'è lui c'è Daprelà che nella vita può far tutto ma non incidere nelle azioni d'attacco. Di nuovo, che fare?

Rigoni, Quaison, Trajkovski e Hiljemark sono incursori su cui puntiamo per invadere l'area avversaria, per provare a vedere da vicino la porta. Loro devono fare i mediani, i centrocampisti e gli attaccanti. Devono portarci al gol, in attesa che Iachini trovi il modo per far funzionare anche l'ingranaggio d'attacco. Finora è rimasto bloccato.

Nella foto di Pasquale Ponente, Gilardino si prepara alla partita.