Filippi, l'atteggiamento è solo la punta dell'iceberg
di Manfredi Maria Tuttoilmondo
Il Palermo conclude la sua ennesima partita in trasferta con 0 gol fatti e quasi nessun tiro in porta. La disfatta di Catania apre stavolta uno squarcio: non può essere solo questione di "atteggiamento". Mister Filippi ci parla in conferenza di "mentalità" e "rabbia" che mancano, rimettendo così tutto (o quasi) alla squadra. Non fa invece nessuna menzione dell'aspetto tattico, che sembra quindi cosa da sottovalutare.
La realtà è però un'altra: il Palermo ha iniziato e finito il primo tempo con una formazione estremamente difensiva. A centrocampo hanno giocato tre elementi di rottura, parliamo di Dall'Oglio, De Rose e Odjer: nessuno di questi si è inserito in zona offensiva e il gioco del Palermo ha latitato per larghi tratti di derby. A pensarci bene, per un tempo intero la seconda in classifica si è limitata a lanciare lungo il pallone, francamente troppo poco per pensare di vincere una partita o addirittura un campionato.
Un altro aspetto riguarda il continuo sperimentare del mister. Anche contro il Catania, canonicamente "la partita delle partite", Filippi mescola d'improvviso le carte: Accardi passa da centrale di una difesa a 3 ad esterno di centrocampo, Crivello da esubero inizia ad occupare una decina di posizioni diverse. Eppure, non è facile adattarsi in così breve tempo ad un nuovo ruolo, si rischia così di mandare in confusione il calciatore. Sarebbero altre le questioni, ma in generale sembra chiaro non sia soltanto un problema di atteggiamento, che è al più logica conseguenza di quanto evidenziato. Intanto, le sconfitte iniziano a farsi pesanti e mentre le altre ti hanno ripreso il Bari sembra scappare via.