Una contestazione fuoriluogo che non fa il bene del Palermo

Ogni giorno un nemico nuovo, non è questa la strada

Una contestazione fuoriluogo che non fa il bene del Palermo

Questo giornale ha sempre tenuto una linea dura nei confronti del presidente Maurizio Zamparini e continuerà a farlo (leggi qui), con la massima obiettività e trasparenza, fino a quando non sarà garantita dignità sportiva al club rosa nero.

Non possiamo però in questa sede non manifestare disappunto nei confronti di una contestazione che, a nostro avviso, è stata assolutamente fuoriluogo.

 

La cronaca spicciola della giornata di ieri al Tenente Onorato racconta di circa 200 tifosi che hanno manifestato il proprio disappunto nei confronti di Zamparini con striscioni e cori. Fin qui nulla di trascendentale. 

 

Poi l'esagerazione, che da sempre distingue la forma mentis del palermitano medio: cassonetti dei rifiuti piazzati al centro della strada, giocatori invitati a tornare a casa, divieto assoluto posto ai giornalisti di documentare ciò che stava succedendo con foto e video...

 

Che Zamparini sia il colpevole principale del triste periodo del Palermo è assodato, ma cosa c'entra la squadra?

Perché manifestare proprio lì, in quel luogo in cui si sta provando a fare gruppo per affrontare un campionato lungo e difficile, magari preparando il terreno al subentro di un futuro proprietario? Perché ostacolare l'allenamento?

 

A questo punto ci domandiamo: vogliamo che Zamparini ceda la società o vogliamo annientare il Palermo calcio

 

Negli ultimi giorni ci sembra di assistere ad una guerra, combattuta senza una strategia. Si spara nel mucchio. 

Ogni giorno il tifoso palermitano medio, in questa "sfida alla presidenza", riesce a trovare un nemico nuovo. 

Si è cominciato con i giornalisti che si sono recati a Bad a svolgere il proprio dovere, anche quando hanno accettato di pranzare con Zamparini, visto che il lavoro del cronista non conosce pause, si è proseguito con quei tifosi che hanno deciso di andare a sottoscrivere l'abbonamento

 

Adesso è il turno della squadra e dell'allenatore?

 

Se si voleva colpire Zamparini, ancora una volta si è sbagliata mira, perché non è impedendo lo svolgimento della preparazione che si accelera il processo di cessione della società. Quest'ultima è in vendita e, come più volte documentato anche dalla nostra testata, c'è una trattativa "quantomeno interessante" in corso, con Frank Cascio e, a quanto pare con John Viola, in pole per acquisire le quote del Palermo.

 

Qual è oggi la pretesa del tifoso? Che la cessione venga accelerata? Siamo sicuri che con questo atteggiamento si andrà immediatamente al closing? A noi sembra esattamente il contrario, perché un acquirente, davanti a tali pressioni e davanti a tanta ansia, potrebbe anche decidere di ritirarsi. 

 

La reazione di ieri pomeriggio, a nostro avviso, è anacronistica e probabilmente, nel rispetto del vivere civile, doveva scattare in tempi non sospetti, quando il Palermo precipitava in B e l'attuale presidente non muoveva un dito per salvarlo. E invece in quel periodo in molti preferivano sostenere la squadra, seppur le speranze di salvezza fossero ridotte ad un lumicino.

 

Va bene oggi far sentire la propria voce, far capire all'attuale padrone che Palermo non lo vuole più e che a gridarlo non sono solo cinquanta sfigati del web o un centinaio di frequentatori dei centri sociali.

Ma, anche per una questione di coerenza, lo svolgimento degli allenamenti e del campionato, la libertà del tifoso di decidere se entrare o no allo stadio, andrebbero sempre e comunque garantiti e rispettati.

Perché come disse Delio Rossi qualche anno fa dopo essere stato esonerato, i presidenti, gli allenatori, i giocatori passano, la maglia e i colori rosanero restano. E vanno salvaguardati, altrimenti diventa un gioco al massacro che va solo ed esclusivamente a discapito dei nostri colori.

 

Michele Sardo