I burattinai del calcio e l'ascesa al potere dei mediatori
Secondo il giornalista Cordolcini, il Palermo sembra allestito secondo logiche più speculative che sportive

La partita Lazio-Palermo, oltre a gettare nello sconforto più totale i tifosi rosanero e a certificare una retrocessione più che meritata, richiama alla mente argomenti già trattati dalla nostra redazione in tema di oligarchia calcistica che, agendo nell’ombra, decide le sorti di un club, senza tener conto né dei tifosi, né dei risultati sportivi.
Il giro d’affari che ruota attorno al calcio è davvero inimmaginabile ed il rischio concreto è che a muovere le fila di questo grande circo ci siano dei grandi burattinai che di fatto stanno trasformando questo sport in un grande business.
Qualche anno fa, il noto giornalista sportivo Alec Cordolcini esperto di calcio internazionale, autore del libro “La rivoluzione dei tulipani”e collaboratore di diverse testate italiane e straniere, tra cui La Gazzetta dello Sport, Il Giornale, il Guerin Sportivo, il quotidiano svizzero Il Giornale del Popolo e il web-magazine inglese Inside Futbol, scriveva:
Corruzione, riciclaggio di denaro sporco, criminalità organizzata, scalate proibite di società, cartelli, paradisi fiscali e personaggi che sembrano usciti da un romanzo di James Ellroy; in un calcio sempre meno sport e sempre più business si gioca sporco.
A poco è servita la messa al bando nel 2015 delle TPO da parte della Fifa, l’ascesa al potere dei procuratori e dei mediatori dei giocatori sembra inarrestabile.
Se da una parte risulta difficile stabilire una data precisa di tale ascesa, per Alec Cordolcini, intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, è più facile indicare invece quando è arrivato il punto di rottura:
«Non esiste una data precisa - ha detto - possiamo affermare che il punto di rottura è arrivato dopo la sentenza Bosman con il conseguente esponenziale incremento del potere dei procuratori. Un momento topico è stato l’acquisto, nell’autunno del 2004, da parte del businessman iraniano Kia Joorabchian del club brasiliano del Corinthians.
Joorabchian era uno dei principali azionisti della Media Sports and Ivestment (MSI), una società finanziaria con base a Londra che aveva stipulato con il club paulista un contratto decennale nel quale si impegnava a versare nelle casse del club una cifra prestabilita di svariati milioni di euro in cambio del 51% di tutti i profitti realizzati dall’azienda Corinthians in futuro.
Il calcio non era più solo immagine e visibilità, ma anche business, in alcuni casi finalizzato all’esclusivo arricchimento del patron di turno, o peggio. Penso al caso del NeuchatelXamax, ad esempio.»
Zamparini, in questi ultimi due anni si è affidato alla consulenza di mediatori slavi. Da una parte Davor Curkovic, influente procuratore che da anni collabora con Marijo Mamić, titolare dell’agenzia “ASA International”, noto per essere il figlio di Zdravko che ha guidato per 13 anni la Dinamo Zagabria e che attualmente è al centro di una intrigata vicenda giudiziaria, dall’altra Vlado Lemic procuratore, fra gli altri, di Alexandar Trajkovski e Slobodan Rajković.
Per diversi anni Lemic ha curato gli affari della squadra olandese Psv Eindhoven, nel 2008 fu dichiarato persona non gradita ad Eindhoven. Il motivo di questo allontanamento ci è stato spiegato da Alec Cordolcini, che già nel 2011 aveva tracciato un interessante ritratto sul procuratore croato, fondatore della “VL Sport Consulting”.
Lemic – ha spiegato Cordolcini - fu mandato via perché era cambiata la politica del club, o meglio, le persone al vertice. E il nuovo board del Psv non gradiva la sfera di influenza che si era creato Lemic, il croato curava gli interessi di diversi giocatori e conduceva, da intermediario, diverse trattative di mercato. Troppo potere per una persona esterna al club.
Di recente Il Milan, dopo l’Inter, è passato ad un gruppo di investitori cinesi. Non sempre però le favole calcistiche hanno un lieto fine, ci riferiamo ad esempio al Pavia calcio, fallito lo scorso anno dopo essere stata ceduto ad una cordata cinese.
Il caso del Pavia - ha ricordato il giornalista - è piuttosto particolare, perché la proprietà cinese i soldi li ha investiti, quindi l’intento non era meramente speculativo. Il problema è che, avendo base in Cina, si sono affidati in Italia alle persone sbagliate. I debiti sono cresciuti, e dopo due anni la cordata se ne è andata da un giorno all’altro, lasciando la società in bancarotta. Ma questo è un rischio che corrono tutti i club detenuti da proprietà, non solo straniere, che controllano l’intero pacchetto societario.
A Palermo c’è attesa per il closing del 30 aprile. L’unica notizia nota è il nome della SPV (special purpose vehicle) che fa capo a Paul Baccaglini. Una cessione che ai più sembra avvolta nel mistero
Per Alec Cordolcini, non si tratta comunque di una nuova frontiera nella gestione delle Società calcistiche Europee, casi del genere – ha detto - si sono già verificati con esiti, il più delle volte, rovinosi per il destino dei club.
Quel che preoccupa del Palermo – ha sottolineato - è la mancanza di un progetto tecnico di assemblamento della rosa, che sembra allestita secondo logiche più speculative che sportive, ovvero secondo gli interessi dei procuratori. Cosa aspettarsi dalla nuova proprietà – ha concluso - lo si capirà in estate: se inizierà una massiccia compravendita di giocatori in stile Parma, allora saranno guai seri.