Quella brutta abitudine tutta rosanero

Al Tardini l'ennesima prova di maturità a scoppio ritardato

Quella brutta abitudine tutta rosanero

A Parma altri quarantacinque minuti che il Palermo ha ben avvolto in carta, infiocchettato come si deve e regalato agli avversari.

E di dono gentile si può davvero parlare dando un’occhiata alle sconfortanti statistiche che nel primo tempo di gioco al "Tardini" hanno di fatto condannato i rosanero al k.o. contro i ducali.

 

Torti arbitrali a parte – perché quando prendi tre gol in 47 minuti la colpa è quantomeno da condividere –, ancora una volta la squadra di Tedino è scesa in campo con la flemma di un bradipo stanco. Svogliati ed indecisi, in costante ritardo sulle seconde palle, distratti a tal punto da lasciare Calaiò alla sua solitudine in occasione del primo gol (fuorigioco o meno, il centravanti palermitano ha potuto stoppare, mirare e punire Pomini pressoché indisturbato). E tanto ingenui, sia sul penalty concesso ai ducali – non c’è contatto, ma l’intervento di Rajkovic nove volte su dieci è punito col calcio di rigore –, sia sul terzo gol di Calaiò, altro regalino di giornata, con la retroguardia rosa ancora negli spogliatoi mentre gli avanti biancocrociati sciorinavano la propria manovra offensiva senza disturbi.

 

Ma non è una novità: già durante il girone d’andata il Palermo ha spesso sbloccato, recuperato o vinto le partite nella seconda frazione di gioco (a Foggia il pari all’80’, contro il Perugia l’1-0 all’81’, a Bari tutti e tre i gol tra il 62’ ed il 75’, contro la Salernitana match chiuso al 79’ dopo aver rischiato e non poco la reazione degli avversari).

 

Per fare di questa attitudine poco sana una vera e propria abitudine nel girone di ritorno.

In particolare, sul finire del nerissimo mese di febbraio (con tre k.o.in serie ed il pari a reti inviolate a Vercelli), il Palermo ha quasi sempre approcciato la gara con un piglio accomodante, al limite dell’acquiescenza, spesso remissivo, a rischio di andare sotto per poi essere costretto a recuperare. Come contro l’Ascoli: primo tempo degno della regia di Dario Argento, poi al 46’ la sveglia ed i quattro gol che poco più di un mese fa salvarono la panchina di Bruno Tedino.

Anche nel big match contro il Frosinone, seppur in un contesto ovviamente diverso, il gol arriva nei primi minuti della ripresa.

E poi a Novara: sotto 1-0 dall’8’, la risposta rosanero arriva al 48’ e poi al 56’ (prima dell’infingardo pareggio dei piemontesi a tempo quasi scaduto).

Contro il Carpi, vantaggio su rigore al 18’, poi tre gol tra il 47’ ed il 76’.

E a Chiavari, con il raddoppio, decisivo ai fini del risultato, a 15 minuti dalla fine.

Per arrivare alla trasferta in terra emiliana, ennesima prova di maturità a scoppio ritardato.

 

Che la reazione prima o poi arrivi è una buona notizia. Che si debba aspettare sempre la ripresa, però, è un’arma a doppio taglio, come dimostra il match del "Tardini": 40 minuti possono non bastare per rimediare agli errori commessi nella prima frazione di gioco.

Può andare bene – ed è una possibilità, non una certezza – contro squadre meno attrezzate dal punto di vista tecnico, atletico e mentale, ma in certe partite, contro certe squadre, non è un atteggiamento che paga.

E, nella nefasta previsione dei playoff, un piglio docile e disattento come quello dei primi 50 minuti a Parma, potrebbe anche costare qualcosa in più di due punti lasciati per strada.