Palermo, tante altre scelte sbagliate. A giugno sarà comunque rivoluzione

Palermo, tante altre scelte sbagliate. A giugno sarà comunque rivoluzione

L'ambiente Palermo si appresta ad affrontare una sosta che sarà lunghissima: ad acuirne la pesantezza contribuisce il momento recente della squadra, che a suon di prestazioni imbarazzanti ha praticamente mollato il secondo posto, e ha compromesso enormemente anche terzo e quarto, fondamentali in chiave playoff.

Detto tutto ciò che si poteva dire su quanto la guida tecnica di mister Corini abbia lasciato a desiderare, e detto anche di quanto lasci perplessi la scelta di continuare così fino a fine stagione, è tempo di analizzare altri fattori. Il Palermo, questo è certo, dovrebbe avere più punti di quelli che ha, ma negli ultimi due anni sono stati commessi molti errori anche in sede di mercato.

Partiamo dalle conferme della passata stagione: nel reparto arretrato (il più negativo per distacco) questa estate si è scelto di ripartire da Mateju, Nedelcearu, Marconi, Graves e Aurelio. Di questi, gli unici che hanno rasentato la sufficienza media sono Graves e il rumeno, pur senza far mancare prestazioni negative. Gli altri hanno solo contribuito a far perdere punti ai rosanero. 

Anche in sede di acquisto si è sbagliato molto: Henderson non ha dato l'apporto che si sperava, Insigne ha giocato bene una partita su 28, Vasic (si farà) attualmente appare più spaesato che altro, Coulibaly ha avuto molti problemi fisici, cosa che gli era già accaduta in carriera. Anche Ceccaroni, da quando è mancato Lucioni, è finito prepotentemente sul banco degli imputati.

Pesano anche i mancati acquisti. Il terzino destro doveva essere preso in estate e non a gennaio, così come a gennaio doveva assolutamente arrivare un centrale (Lucioni manca da inizio dicembre). Infine, i mancati colpi Caso e Verde hanno fatto ripiegare il ds Rinaudo su Chaka Traorè, praticamente all'ultimo minuto: il ragazzo ha lanciato segnali, ma in una situazione come questa è palese che servisse qualcuno più pronto.

L'analisi, impietosa, dimostra che la fetta delle responsabilità va ripartita bene: a giugno dovrà essere rivoluzione, e non soltanto in campo e in panchina.