Zamparini: «Siamo scesi in B perché in sede non ci sono mai»

Le parole del patron rosanero in merito alla retrocessione del Palermo

Zamparini: «Siamo scesi in B perché in sede non ci sono mai»

Durante l'intervista rilasciata al Corriere dello Sport, Maurizio Zamparini ha anche fatto un po' di autocritica per le decisioni prese in passato che hanno condizionato l'andamento del Palermo:

 

«Lo ammetto: è negativo che in sede non ci sia mai. Per questo sono finito in B. Ho creduto a persone non all'altezza, ho commesso tanti errori per il fatto di fidarmi di chi falsava la realtà e impediva ai migliori di farsi avanti. Il primo strafalcione però l'ho compiuto io mandando via Ballardini. Dagli errori anche alla mia età s'impara. Oggi non li rifarei, come non prenderei Lo Monaco. Ed eviterei collaboratori in malafede che mi hanno ingannato».

 

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Parole anche sulle scelte che ad oggi sembrano essere positive:

«Il matrimonio con Tedino, per esempio. Ho visto il Pordenone dominare contro il Parma nei play off malgrado spese e ingaggi contenuti. Questa è bravura, E poi conta la persona. Tedino come Lupo. "Uomini" prima che competenti. La mia soddisfazione è stata quella di scoprire giovani palermitani come Siracusa e Todaro, capo ufficio stampa e team manager, e altri ragazzi di qualità, innamorati dei loro compiti. C'è di più. L'avvocato Pantaleone e il suo staff agiscono in sintonia con la signora De Angeli, una delle migliori amministratrici del mondo calcistico, con me da trent'anni, che ha perfino la firma in banca. Una sorella. Con uno staff del genere si può costruire. Non prometto nulla se non di pianificare il futuro. Con Zamparini e senza Zamparini. Che non ha più l'età».

 

>>«Con Tedino e Lupo stiamo costruendo squadra per l'anno prossimo»

 

Su investimenti passati e futuri:

«Con l'attuale budget non si va in Europa, bisogna solo compiere salti mortali, possibili con Tedino e Lupo, ma sempre di rischi si tratta. Con loro è la prima volta, da quando faccio calcio, che prendo tre polacchi (Dawidowicz, Murawski e Szyminski) a costi bassissimi e stipendi limitati, utili allo scopo. Non siamo maghi. Ho imparato che normalità e competenze pagano. Mi auguro però che entrino soldi freschi perché il calcio è cambiato».