Bordon a GdS: «Tornerei anche adesso, sono legato a Palermo»
Il preparatore atletico storico del Palermo Claudio Bordon - dalle colonne del Giornale di Sicilia stamane in edicola - ha voluto dire la sua sull’attualità in casa rosanero e sui motivi che lo hanno portato al divorzio con la società di Viale del Fante.
Sulla sosta. «Uno stop così lungo non può che fare bene sia per il recupero psicofisico che per l’intervento sui giocatori che hanno bisogno di essere gestiti. Sul piano tecnico-tattico, una pausa del genere consente di studiare i cambiamenti che avvengono nelle altre squadre. La Sicilia ha la fortuna di avere un clima mite, questo ti permette di non avere problemi dovuti ai cambi di temperatura. C’è anche la possibilità di non avere traumi da sovraccarico, come uno stiramento o uno strappo. Queste sono problematiche che ti possono portare fuori competizione giocatori importanti, il tutto portandoti anche a variare soluzioni atletiche».
Sull’aspetto atletico. «Il richiamo della preparazione non si fa necessariamente. Se viene fatto può creare qualche problema. Credo che al Palermo, avendo un buon livello e degli atleti già formati e con esperienza, non serva fare le doppie sedute. Il tempo che stai in campo mattina e pomeriggio, inoltre, è lo stesso di una sola seduta. La tendenza è quella di curare più la qualità che la quantità, quest’ultima viene curata più in ritiro quando hai tempo ed i giocatori li monitori ventiquattrore su ventiquattro».
Sullo staff del tecnico Stellone. «Sono dei professionisti seri e preparati. Stellone si avvale di uno staff all’altezza. Di lui e dei suoi collaboratori mi ha sorpreso l’organizzazione, la capillarità nel seguire i lavori svolti. Questo è un dettaglio molto importante in un periodo dove il livello si è alzato sia in Serie A che in Serie B. Ho un ottimo rapporto con tutti loro, ogni tanto ci sentiamo soltanto per salutarci. Ho fatto trent’anni di calcio, posso capire molto bene quello che succede anche leggendo. Il Palermo ha una bella rosa competitiva per la Serie B. C’è la valutazione del carico di lavoro attraverso i gps indossati in ogni seduta e oggi anche durante la partita, cosa che fino a due anni fa non era possibile. Poi c’è la prevenzione che è un lavoro che pesa molto. So che stanno proseguendo con questo metodo lavorativo».
Sulla scorsa stagione e sul futuro. «Mi sto mordendo ancora le mani per quello che è successo, avevo quasi la sicurezza di farcela. Essere tornato qui rappresentava per me una sfida per ripetere la storia che avevamo già scritto a Palermo. Il mio arrivo tanti anni fa coincise con la promozione in Serie A e annate storiche. È andata come è andata, ma ho dato tutto me stesso e adesso mi ritrovo con un’esperienza in più messa nel mio bagaglio. Anche adesso tornerei. Sono molto legato alla città di Palermo ed al Palermo. Non serbo rancore nei confronti di nessuno, mi è stata data una possibilità e abbiamo fallito un obiettivo. Il buonsenso, però, riporta sempre le persone in carreggiata. Io, invece, sono rimasto a casa. Non sto a chiedermi il perché, questo è il calcio».
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