E' stato il protagonista della stagione del
Palermo, ha guidato da vero leader la squadra verso la
salvezza, ma
Stefano Sorrentino ha deciso di dire addio. Intervenuto in una speciale conferenza stampa allo stadio "Barbera", l'ormai ex portiere rosa nero spiega i motivi della sua decisione.
"Non è una giornata semplice per me, siamo qui perché devo comunicarvi la mia decisione. Ad altri capitani non è stato permesso di rilasciare le ultime parole qui allo stadio, ringrazio la società.
Ho deciso di non rinnovare. I motivi sono tanti. Ho deciso di riavvicinarmi a casa, la mia carriera sta per finire e le mie figlie crescono e hanno bisogno del loro papà il più vicino possibile".
La decisione di lasciare, perciò, non è di natura economica: "In questo momento l'offerta del Palermo è la migliore, ringrazio
Zamparini. Se avessi deciso in base ai soldi a quest'ora ero in America. Non ho sentito il presidente ma lo ringrazio per l'offerta, se lo incontrerò lo ringrazierò personalmente. Da gennaio in poi ho ricevuto tante offerte,
ma mi sono ripromesso di parlarne a salvezza raggiunta".
Stefano Sorrentino ritorna sulle emozione vissute domenica scorsa dopo al vittoria contro l'
Hellas Verona: "Se ci siamo salvati gran parte del merito è di
Di Marzio. Non mi sono mai fatto vedere mentre piango, l'altra sera non riuscivo a fermarmi. Sono entrato per primo, sono uscito per ultimo. Non riuscivo ad uscire dal campo".
Motivi - Ti sei sentito trascurato? "Possono essere tanti i fattori. L'ultimo colloquio è stato fatto a gennaio. E' un discorso di progetto. Qui si sta ringiovanendo molto, fare da papà non è ancora nelle mie corde. Il fatto di sapere che avrei dovuto avere un ruolo di secondo piano non fa parte del mio carattere. Se ci fossimo salvati prima magari avremmo fatto discorsi diversi. Il motivo principale è quello che voglio avvicinarmi alle mie figlie. I calciatori finiscono, i papà rimangono sempre. Loro hanno bisogno di me e io ho bisogno di loro. Vorrei vedere, per esempio, le loro lezioni di tennis. E' meglio finire nel momento più bello; se avessi scritto un libro avrei scelto questo finale".
Sorrentino lascia la sua eredità a
Posavec: "Giocare nel Palermo in serie A non è semplice, gli auguro che riesca. Ha grandi potenzialità. Ha bisogno di tempo perché ha 20 anni. Sono convinto che farà bene e che si toglierà grandi soddisfazioni. Ha un'arma in più che io non ho avuto, che è
Vincenzo Sicignano. Lo ringrazio per quello che ha fatto per me, siamo stati una persona sola. E' stato capace di portarmi a livelli alti".
Il portiere torinese si prepara a trasferirsi al
Chievo: "Non ho ancora firmato col Chievo ma c'è l'accordo col mio procuratore. Devo incontrare la società, non dovrebbero esserci problemi. Naturalmente vado lì per fare il titolare. Il Chievo lo conosco, il presidente Campedelli merita un riconoscimento importante. Non mi era piaciuto com'era finita e il mio tornare lì è anche un modo per chiedere scusa".
Un altro
capitano del Palermo che va via: "La maledizione del capitano colpisce ancora. Avrei voluto sfatare questo tabù, ma non ci sono riuscito. Chiunque ha messo la fascia è poi andato via. E' una grossa responsabilità; sono orgoglioso di essere stato il capitano, non è da tutti rappresentare una città così importante. Ho cercato di essere vero, limpido e pulito. Essere paragonato a
Miccoli o a
Corini mi riempie di orgoglio. Un domani quando si parlerà di Sorrentino a Palermo, spero che si dirà che Sorrentino è un uomo che ha portato rispetto per la gente e per la maglia. La maglia l'ho sentita come una seconda pelle. Ringrazio la gente.
Ha ragione la mia compagna, a Palermo si piange quando si arriva e quando si va via. Palermo mi ha dato tanto, non credevo di ricevere tanto".
E' stato un anno pesante: "Avevo solo un giorno libero e non avevo la possibilità di vedere le mie figlie. E' un anno che mi ha logorato, perché ci ho messo la faccia e mi sono preso la responsabilità che non erano nemmeno le mie. Da capitano non mi capacitavo che la squadra non avesse più un'anima e che lentamente stesse retrocedendo. Ballardini? A Coccaglio, al suo ritorno, ha chiamato me e tutti gli italiani e ci ha chiesto scusa. Era stato influenzato da determinate cose che aveva visto, era convinto che noi italiani non lo accettassimo. Quando abbiamo chiarito e gli abbiamo fatto capire che noi non fossimo contro di lui, siamo ripartiti".
Sono stati tanti tifosi a scrivergli sui social, ma senza avere risposta: "Sui social non ho risposto per mancanza di tempo e perché sono tantissimi a scrivermi".