«Palermo subito in C»: il pensiero di Pergolizzi

«Palermo subito in C»: il pensiero di Pergolizzi

E se l'attesa del piacere fosse essa stessa il piacere? Non in questo caso.

Non nel caso di una nazione, anzi di tutto il globo, piegati dinanzi all'emergenza Coronavirus. Non si può non vedere la crisi di tutti i settori trainanti della vita di ogni giorno, partendo da quelli economici e sanitari passando per altri come lo sport, meno importanti forse di fronte ad un emergenza su scala mondiale ma non per le tante persone che lo vivono come un lavoro o una passione che aiuta a dimenticare le difficoltà. A Palermo, dopo l'incubo fallimento e un campionato di serie D finora guidato da capolista quasi indiscussa, si ritrova ad attendere per capire che ne sarà dell'obiettivo promozione e di come si chiuderà il primo anno della rinascita targata Mirri-Di Piazza.

 

L'allenatore dei rosa Rosario Pergolizzi di tempo per schiarirsi le idee ne ha avuto tanto, di fronte al senso di impotenza, di rabbia e amarezza che porta questa difficile situazione. Salvatore Geraci per il Corriere dello Sport ha riassunto in quattro punti chiave il pensiero del tecnico rosanero: «Primo punto: Attendere le decisioni governative e il ritorno alla normalità. Sempre che sia possibile. Secondo: Il Palermo e le "seconde" subito in C, a patto che i ripescaggi lo consentano. Nessuna retrocessione. Il terzo: Contributi straordinari che permettano ai giocatori, indietro con gli stipendi, di provvedere alle esigenze familiari. Infine l'ultimo: Consentire che l'eventuale riapertura del campionato possa avvenire senza rischi sull'evidenza clinico scientifica del virus».

 

Pergolizzi, nell'intervista rilasciata al giornalista del Corriere, ha motivato così il suo pensiero nell'attesa che l'emergenza Coronavirus allenti la sua morsa sul paese e sul mondo intero: 

 

«Sono per regole e indicazioni definitive che, però, tardano ad arrivare. Capisco che tutto dipende da scelte governative e dalla riduzione dei contagi, di sicuro non possiamo proseguire con rinvii di mese in mese. Che cosa dovrebbe succedere più di quello che è successo? E quando si tornerà alla normalità? Per la serie A, posso anche capire che si cerchino soluzioni alternative, ci sono interessi e calendari internazionali da tutelare. Ma per i campionati minori, no. Se non esistono i presupposti a livello sanitario ed economico, consideriamo anche l'ipotesi di chiuderla qui, anche se per noi sarebbe meglio onorare la stagione fino in fondo». 

 

ASPETTO ECONOMICO

«Leggo: fase una, due, tre... L'importante è tornare in campo con garanzie reali, altrimenti si rischia di trasmettere il virus in giro e in famiglia. E poi c'è l'aspetto economico che in D, in molti casi, ha il valore della sopravvivenza, siamo distanti anni luce dalla A. Lasciamo perdere Palermo, società perfettamente in regola. Alcune sono nelle stesse condizioni, altre potrebbero avere difficoltà causate dal terribile momento. Certe esperienze le ho vissute sulla mia pelle». 

 

RESPONSABILITÀ

«Speriamo sempre di giocare anche se diminuiscono tempi e presupposti, almeno in D, per una ripresa a breve scadenza. Troppi gironi, troppe differenze tra sud e nord. Se ci dicono di scendere in campo, l'importante è che chi si trova a prendere decisioni si assuma ogni responsabilità. Altrimenti, tremo solo al pensiero di cosa potrebbe succedere».


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