«Zero contagi entro maggio e chiederò di riaprire la Sicilia»
Se si toccherà la soglia dei zero contagi entro il mese di maggio Nello Musumeci chiederà di poter riaprire la Sicilia anche alle altre regioni. Questo è quanto dichiarato dal governatore dell'isola, che intervenuto al programma radiofonico "Cento Città" su Radio Uno ha commentato l'andamento dell'epidemia riconfermando come il turismo possa essere la chiave per la ripartenza della Sicilia:
«Siamo stati i primi a dire 'chiudiamo la Sicilia' e abbiamo fermato il 94% del traffico ordinario. Possiamo per questo giocare una bella partita sul turismo, sapendo di potere garantire in sicurezza un turismo autoctono, che muove comunque milioni di persone. Stiamo consentendo agli stabilimenti balneari di aprire a giugno, riapriamo i musei, regaliamo le visite guidate, pacchetti con notti gratuite in albergo. Se arriviamo entro maggio, come speriamo, a zero contagi potrò chiedere al governo nazionale anche di riaprire la Sicilia».
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Già nella serata di ieri Musumeci aveva espresso il proprio malcontento nei confronti delle norme stabilite dal Governo per la "fase 2" dell'emergenza Coronavirus, ritenendo la Sicilia poco tutelata dal nuovo DPCM varato dal Premier Conte. A conferma dello scontento generato si unisce al coro anche, come riporta Gds.it, il presidente di Confesercenti Sicilia Vittorio Messina:
«La cosiddetta fase 2, come presentata dal premier Conte, ha provocato una grande delusione perché di fatto si traduce in un ulteriore prolungamento del lockdown , facendo pagare alle imprese un prezzo altissimo e spingendo molte di queste a non riaprire le loro attività. Una delusione che, per chi vive in una regione poco colpita dal Covid-19 ma altrettanto fragile dal punto di vista sociale ed economico, si traduce in disperazione non potendosi adottare subito sostegni complementari alla manovra nazionale in quanto la Regione non dispone ancora di una legge di bilancio approvata. Governo centrale e regionale stanno commettendo un grave errore a non accogliere le istanze avanzate dalle associazioni per conto delle imprese rappresentate, non solo perché si tratta di proposte che possono consentire le dovute forme di ristoro alle attività in maggiori difficoltà ma perché così dimostrano di non tenere conto del grande lavoro che le associazioni stanno facendo per irreggimentare le proteste attraverso canali di confronto costante con le istituzioni».
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