Abodi: «Nel 2013 il Palermo vinse la B con queste regole»

Niente è cambiato dall'ultimo campionato cadetto dei rosa. L'ex presidente della Lega B ai nostri microfoni

Abodi: «Nel 2013 il Palermo vinse la B con queste regole»

di Cettina Pellitteri

Dopo la delibera dell’Assemblea di serie B, che ha negato lo spostamento delle gare che il Palermo dovrà giocare in concomitanza con gli impegni delle Nazionali, a sostegno della società di viale del fante è sceso in campo il sindaco Leoluca Orlando. Rivolgendosi direttamente al presidente della FIGC, Carlo Tavecchio, Orlando ha auspicato che tale decisione, da lui definita “ingiustizia sportiva”, possa essere rivista affinché - a suo dire - la squadra rosanero possa gareggiare alla pari delle altre squadre, mettendo in campo la migliore formazione possibile.

 

Per capire meglio come e quando è nata la regola che non prevede l'interruzione del campionato di serie B durante gli impegni delle Nazionali, abbiamo intervistato Andrea Abodi, ex presidente della Lega B, in carica dal 20 luglio 2010 al 6 marzo 2017.

 

«Sono arrivato nel 2010 e questa regola già c’era – ha affermato Abodi. Fu cambiata a suo tempo in virtù del fatto che nel campionato del 2006 Juventus, Genoa e Napoli avevano partecipato al campionato di serie B e troppe partite erano state rinviate in un calendario già molto compresso, perché a 22 squadre, con quarantadue giornate vicine in un campionato, non ci sono molte date considerando anche i vincoli del calendario internazionale, Champions League ed Europa League. Quindi la scelta venne fatta prima di tutto per questa ragione, poi venne ulteriormente rafforzata, perché continuando a giocare per cinque giornate la B giocava da sola, senza la serie A, e quindi la visibilità non era soltanto di lustro e prestigio, ma dava anche un valore economico alla competizione, in quanto il calcio italiano in quelle giornate veniva coperto dalla serie cadetta, che normalmente viene soffocata dalla serie A.

Il terzo elemento è la missione che nel tempo si è data la serie B: quella di essere, proprio nella sua complementarietà, non una brutta copia della A, ma una cosa diversa, dove sostanzialmente giocano calciatori italiani giovani.

Credo che queste siano state le tre motivazioni che, nel tempo, hanno consentito al campionato di acquisire visibilità, valore e fatturati».


Una normativa, dunque, del tutto identica a quella vigente nel campionato cadetto disputato dai rosanero nella stagione 2013/2014:

«Il Palermo ha già giocato con questa regola quando è stato in serie B – ha spiegato Abodi – ed ha vinto il campionato alla stessa maniera, cosa c’è di diverso rispetto a quell’esperienza vissuta all’inizio come un trauma e poi finita bene? Mi ricordo ancora la festa del "Barbera", fu una festa per tutti, anche per me, per i significati e i valori. Cosa è cambiato da allora?

È cambiato che, nel frattempo, il paracadute è aumentato di dimensioni economiche, ci stava da più di tre anni, poi è passato da 15 a 25 milioni, creando non pochi scompensi alla competizione».

 

Il mancato rinvio delle gare non è quindi un fulmine a ciel sereno:

«L’efficacia della norma – ha proseguito Abodi – non è stata un agguato di questi tempi, è una norma che si è consolidata nel tempo, secondo le motivazioni note a tutte e che, per altro, vengono decise dall’Assemblea. Non è che la Lega sia un’entità autoritaria che decide per gli altri, cosa che spesso la gente, o chi la racconta, non comprende. La Lega rappresenta i consigli delle società e le decisioni di Lega sono le decisioni delle società. Dire che il Palermo questo non lo sapesse è sbagliato».

 

Probabilmente occorreva un po’ più di lungimiranza in sede di calciomercato:

«Altre società retrocesse, vedi l'Empoli – ha sottolineato Abodi – hanno fatto mercato anche tenendo conto di queste regole. Il Palermo, quindi, da un lato ha beneficiato dei 25 milioni del paracadute e dall’altro ha acquistato altri stranieri. Ed ora si lamenta di quella che chiama "anomalia sportiva". Chiaramente ognuno ha un suo giudizio – ha concluso l’ex presidente della Lega B – ed io non prendo posizione, ma penso di avere comunque il dovere di far comprendere esattamente come stanno le cose.

Ci deve essere un confronto in Lega con una serie di temi che devono essere valutati, ma ad essere sbagliato è il principio, perché la squadra si fa in base alle regole del campionato al quale la si iscrive. Non c’è niente di soggettivo, fermo restando che la Lega non ha un pensiero autonomo, ma è espressione delle società di serie B e quando tale norma venne decisa, ben prima che arrivassi io, fu decisa sulla scorta di quei presupposti che sono gli stessi con i quali il Palermo si confrontò non più tardi di 4 anni fa».