Abatantuono: «Closing? Se non vedo non credo»

L'intervista all'attore e grande tifoso del Milan Diego Abatantuono.

Abatantuono: «Closing? Se non vedo non credo»

Domenica alle 15 a "San Siro" andrà in scena Milan-Palermo, match che mette in palio poste diverse: per il diavolo, l'obiettivo è tenere viva la corsa per un posto in Europa League; il Palermo cerca il riscatto per lasciare acceso un lumicino di speranza in una salvezza che appare ormai irraggiungibile.

Una contro l'altra, due squadre che entro maggio saluteranno (?) le vecchie proprietà per fare spazio a nuove dirigenze e, soprattutto, a nuovi fondi.

Della partita e dei destini societari dei due club abbiamo parlato con Diego Abatantuono, attore e grande tifoso del Milan.

 

Milan-Palermo sfida dall'esito scontato. O no?

«Sono squadre in condizioni particolari. Mi sembra che il Palermo faccia fatica a tentare la risalita, però deve provare a fare delle buone partite. Il Milan purtroppo è una squadra blasonata ma battibile da chiunque, anche se l'allenatore è bravo, anche se c'è qualche buon giocatore, ma nel complesso non mi sembra che sia una squadra imbattibile». Il Palermo, però, quest'anno non riesce a vincere neanche contro le "pari grado". «Sì, ma anche per le squadre che non hanno più niente da perdere, battere il Milan è un'occasione ghiotta, fa gola, perché le altre blasonate sono tutte più forti e quindi è più difficile batterle. Diventa un'occasione da non perdere e quindi tutti si impegnano molto».

 

Certo, non è il Milan glorioso che tante soddisfazioni ha regalato ai propri tifosi. «Il Milan oggi è una squadra altalenante perché ha una rosa minima, risicata. Qualunque cosa possa fare Montella, noi siamo sempre condizionati dai calciatori che scendono in campo».

 

Le carte vincenti per battere il Palermo? «Se rientra Suso ed è in forma, se il centrocampo avrà una dignità, se in difesa non mancano i giocatori e se la palla non la passano indietro a Donnarumma, potrebbe essere un'opportunità ghiotta. Ma, torno a dire, il problema è sempre quello lì: battere il Milan è come trovare un portafoglio a terra, fa gola sempre a tutti. Un'opportunità da non perdere».

Abbandoniamo il campo. Questo sarà il mese decisivo per le sorti societarie di Milan e Palermo.

Il 14 aprile Berlusconi attende l'ultima tranche da Yonghong Lì, ma l'imprenditore cinese è già a Milano da qualche ora.

«Ci sono alcune cose a cui io non ho mai creduto: una di queste è l'Auditel, la rilevazione degli ascolti televisivi. Ci sono strumenti medievali: applicazioni su televisori, a conoscenza dei proprietari dei televisori, fatte con un campione esiguo. Ecco, per me il closing è la stessa cosa - continua Abatantuono -, io non ci ho mai creduto. Io credo nelle cose che vedo; e vedo che oggi avere una squadra di calcio è molto remunerativo, utile. Lo dimostra il fatto che fino a 15 anni fa nessuno voleva avere una società di calcio, erano solo delle famiglie di prestigio che avevano degli hobby, delle passioni: c'era chi comprava cavalli, chi comprava barche a vela, e chi aveva una squadra di calcio. Ma erano sempre in perdita. Poi, di colpo, tutti vogliono una squadra di calcio. Vengono da tutto il mondo, c'è chi ha anche quattro o cinque squadre. Ora, sul closing del Milan, io non conosco nessuno che dia delle caparre di quel valore lì, però se dicono che è così è così, non sta a me giudicare».
 

A Palermo sembrerebbe terminata l'era Zamparini: il 19 ed il 30 aprile sono le date fissate per il closing della trattativa per l'acquisizione del Palermo da parte di Paul Baccaglini.

«Un imprenditore veneto, che lavora da anni nella vostra città con aziende di diverso tipo, è la dimostrazione vivente che Palermo, al contrario di ciò che dicono alcuni maliziosi, è una città in cui si può fare quel che si vuole, senza il bisogno di avere alcuna protezione o contatto. Zamparini può rappresentare un incentivo, per chi al Nord ne abbia la possibilità, di investire al Sud. Ed è un fiore all'occhiello della Sicilia e di Palermo il fatto che lui, in piena libertà, possa aver gestito la squadra, prendendo anche grandi campioni».

 

Un parere su Paul Baccaglini? «È assolutamente impossibile dare un giudizio in questo momento. L'unico parere che posso dare è che evidentemente oggi conviene avere una squadra di calcio, per quanto sia una convenienza che mi sfugge. Allora perché Berlusconi che è il più grande affarista vivente vende la sua squadra? Capisco un presidente che non riesce più a raggiungere dei buoni risultati e che, vessato dalla piazza, decide di lasciare. Ma sono tutte cose da giudicare una alla volta».

 

E su Berlusconi? «Io come tifoso sono stragrato a Berlusconi. Ci ha fatto vincere quando il calcio era ancora umano dal punto di vista dei rapporti, dal punto di vista dell'aspetto dei calciatori. Berlusconi è stato bravo a vincere in quell'epoca. Adesso c'è chi vuole comprare e lui vende, magari perché è stanco, magari perché i suoi figli non vogliono continuare nel Milan».