C'era una volta una tifoseria unita, un'unica voce, un unico colpo di tamburo che, sincrono, rimbombava nel cuore di ogni palermitano e dei giocatori in campo.
C'era una volta la signorina Tornabene, colei che inventò il centro di coordinamento e che ogni settimana riuniva i capi ultras per organizzare le coreografie e per appianare eventuali divergenze.
Lei non tollerava divisioni. Quando il duo Polizzi e Ferrara si separò in curva stavano per crearsi spaccature nella tifoseria, ma la signorina riuscì a riportare l'ordine.
Le liti, le divergenze, i contrasti, si discutevano fuori dalla Favorita. Dentro lo stadio, all'ombra del Monte Pellegrino, batteva un unico cuore, si propagava un'unica passione. L'obiettivo comune era sostenere la propria maglia e durante i 90 minuti non si pensava ad altro. C'era unità di intenti. Negli anni '80 e '90 il Palermo giocava sempre in 12. Tempi bui, pochissime gioie e molti dispiaceri, ma una grande, grandissima tifoseria, una delle migliori d'Italia, di certo la più calorosa.
Venire a giocare a Palermo metteva paura ma anche i brividi. E le orecchie, alla fine della gara, fischiavano per i cori assordanti.
La curva nord stracolma, colorata, unita, coinvolgeva tutto lo stadio. E a volte partiva l'ola e non finiva mai.
Tempi ormai lontani. Oggi la nostra curva è spezzata in tre: in basso a sinistra i bvs, in basso a destra gli RR (Romantici rivoluzionari) e gli Ucn, in alto al centro quel che rimane delle brigate e dei warriors, fusi in Ultras Palermo 1900.
Dietro a queste scissioni, come si può immaginare, ci sono liti, liti e ancora liti. Alcune futili, altre meno, ma ciò che ci preoccupa non è il motivo delle rotture, ma il risultato: la curva nord non esiste più.
I più ottimisti direbbero che è una curva in dolby surround, ma non è così.
Le tre fazioni, infatti, non cantano un unico coro ma si coprono a vicenda, probabilmente per farsi dispetto: tre canti diversi, ritmi asincroni, creano solo un ronzio confuso. Le voci, le parole, restano indistinte, incomprensibili.
Come se ciò non bastasse, a tutto questo bailamme si uniscono il coro di una quarta fazione, quella degli ucs, ultras della curva sud, e quello dei tifosi della squadra avversaria.
Roba da far venire l'otite, altro che sprone per i rosa nero.
L'invito di chi scrive, naturalmente, è di trovare un accordo, magari in memoria di quella piccola-grande signorina, che se tornasse a guardare quella che è stata la sua maestosa curva nord, resterebbe oggi profondamente delusa. E poi, motivo non meno importante, per il bene dei nostri colori e per l'orgoglio di questa città, alla quale restano poche belle cose da mostrare agli occhi del mondo. Una di queste era la nostra curva nord, simbolo di correttezza, cuore e passione, esempio da imitare. Tutto ciò, oggi, sembra svanito. Ed è un vero peccato.
Michele Sardo