Tecnico e squadra, amici per forza
L'ultimo paradosso rosanero. Ballardini tre mesi fa era il primo nemico dei giocatori. Ora deve provare a salvarla.

Nell’album dei disastri c’è sempre spazio per nuove pagine da completare. A dimostrare più che mai una sconsolante capacità di andare oltre ogni limite di razionalità. Sprofondare sempre più giù, anche quando parrebbe impossibile andare oltre: questa è la regola. Forse è un nuovo ignominioso primato per il Palermo: la prima squadra guidata da un allenatore che ha portato in Tribunale il proprio capitano. Dura comprendere come Ballardini possa essere l’allenatore pronto a firmare la salvezza dello stesso Palermo capitanato da quel Sorrentino che aveva scaricato, spalleggiato dall'intera squadra, in diretta tv il tecnico di Ravenna. “Abbiamo vinto senza allenatore – diceva dopo la vittoria sul Verona, Sorrentino - non permetto a nessuno di toccare l'integrità morale e la professionalità di questa squadra”. “C’è stato un confronto aspro e da lì forse ci sono state delle offese gravi – rispondeva Ballardini - e per questo andrò per la giustizia ordinaria”. Insomma, portiere querelato, e, immaginiamo, non esattamente entusiasta di ritrovare Ballardini in panchina.
Staff che va, staff che torna. Dovranno remare dalla stessa parte, quantomeno provarci, in una convivenza tra due elementi fondamentali di una squadra disastrosa. Sarà difficile tornare indietro sui propri passi, visto il tenore delle dichiarazioni incautamente pubbliche ed esasperate: tanto da una parte quanto dall’altra. L’uno contro l’altro, forzatamente obbligati a convivere. Lo spogliatoio come l’aula di un Tribunale: pazzesco. Con la regia griffata Zamparini, chissà se mai consapevole della piega grottesca della situazione. Ne leggeremo, di “richiami alla professionalità”. Crederci, è dura. Come alla salvezza, del resto: una chimera che il Palermo più schizofrenico di sempre si sta sforzando di raggiungere nel modo più folle e irrazionale possibile.