Perché sono stati arrestati i fratelli Tuttolomondo: i dettagli

Perché sono stati arrestati i fratelli Tuttolomondo: i dettagli

Palermo si sveglia con la notizia dell'arresto di Salvatore e Walter Tuttolomondo, proprietari di Arkus Network che con l'acquisizione dell'U.S. Città di Palermo avrebbero causato la fine del club di viale del Fante. 

 

I finanzieri del Comando Provinciale di Palermo e del Nucleo Speciale Polizia Valutaria di Roma, su delega della Procura della Repubblica hanno eseguito una misura cautelare che ha portato all'arresto dei fratelli Tuttolomondo e all' «obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno» per Roberto Bergamo, Tiziano Gabriele e Antonio Atria, disponendo inoltre il sequestro preventivo di € 1.395.129,31.

 

Come si legge nel comunicato della Guardia di Finanza i reati contestati ai 5 condannati sono numerosi: «bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, reati di falso e di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Commissione di Vigilanza sulle Società di Calcio Professionistico della Federazione Italiana Giuoco Calcio (COVISOC)». Le indagini condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Palermo - Gruppo Tutela Mercato Capitali - e dal III Gruppo del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, seguite da un pool di Sostituti coordinati dal Procuratore Aggiunto Salvatore de Luca, hanno portato alla scoperta dei reati dietro l'acquisizione e la gestione dell'U.S Città di Palermo da parte di Sporting Network s.r.l, società controllata da ARKUS Network s.r.l. di proprietà dei fratelli Tuttolomondo

 

Gli indagati, stando a quanto emerso dalle indagini, avrebbero:

 

« -     saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro;

-     effettuato false comunicazioni alla COVISOC in relazione all’assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte;

-     in pendenza di richiesta di concordato preventivo, effettuato pagamenti non autorizzati dal Tribunale di Palermo, per oltre 200.000 euro a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori;

-     distratto la somma di 341.600 euro dal conto corrente della società calcistica a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l’operazione quale anticipo del compenso previsto per l’affidamento di un incarico di consulenza in realtà simulato;

-     provveduto successivamente a impiegare la predetta somma in ulteriori attività economiche, in modo da celarne la provenienza delittuosa».

 

Gli illeciti commessi, come si legge nel comunicato, avrebbero portato nell'estate del 2019 alla mancata iscrizione dell'U.S. Città di Palermo al campionato di Serie B per via della mancanza dei requisiti minimi richiesti dalla Lega Calcio e dalla COVISOC


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