Non mi dite che vi piace Tafazzi

La lotta aperta contro se stessi porta soltanto al baratro, bisogna evitare di commettere gli errori che tre anni fa portarono alla retrocessione.

Non mi dite che vi piace Tafazzi

Tutto ma non l'autodistruzione. Gli errori, le sconfitte, le scelte sbagliate: sono state fatte e se ne faranno ancora, com'è normale che sia, errando con lo spirito di chi agisce per il bene del Palermo. Invece, da qualche tempo, pare di esser finiti dritti in una spirale di autodistruzione.
C'è il muro contro muro fra pezzi dello spogliatoio
e la società, la contestazione alla squadra, i tifosi separati, ci
sono le figuracce. Lotta aperta contro se stessi. Le voci di un ritorno dell'allenatore appena esonerato, le prospettive di mercato che fanno storcere il naso, un nuovo direttore sportivo all'orizzonte. Orizzonte, quale?
Non ci sono i risultati. Ovvia conseguenza di un caos che scorre e obnubila ogni aspetto di questa annata sin qui scellerata. Il recente passato deve valere da monito: il Palermo e Zamparini conoscono perfettamente il sapore amaro dell'autodistruzione. Della depressione che conduce al disastro. La stagione della retrocessione, del
Sannino-Gasperini-Malesani-Gasperini-Sannino, ben salda in mente. Il gennaio "d'asado", poi, non bisogna toglierlo dalla memoria. Per non sbagliare mosse al calciomercato ed evitare la riproposizione di troppi giocatori mediocri.
Non puntare sulle disgrazie altrui ("tanto Carpi e Frosinone andranno in B e il Verona è già retrocesso", si sente dire) e non condurre una battaglia contro se stessi. Per favore, niente autodistruzione. Per non finire come Tafazzi ed evitare di linciarsi lì dove fa molto, molto male.