Papadopulo: Palermo-Milan, la partita che non ti aspetti
L'avventura del tecnico sulla panchina dei siciliani durò appena sei mesi

Subentrato a Gigi Del Neri nel gennaio del 2006, l’ avventura rosanero di Giuseppe Papadopulo sulla panchina rosanero durò appena sei mesi. A fine stagione, nonostante i buoni risultati e un rinnovo di contratto appena firmato, la Società non gli accordò la fiducia, optando per il ritorno a Palermo di Francesco Guidolin.
Papadapulo andò via con la grande signorilità che l’aveva sempre contraddistinto e con il rimpianto di non avere potuto continuare a lavorare in una Piazza che da subito gli aveva dimostrato un grande affetto. La stagione di Papadopulo si chiuse con un ottavo posto in classifica conquistato sul campo. Con le sentenze del processo di Calciopoli, il Palermo risalì al quinto posto, qualificandosi ancora una volta in Europa League.
«Chiaramente le partite straordinarie sono state più di una – ha ammesso Papadopulo - perché l’anno in cui ho avuto la possibilità di allenare a Palermo è stata un’annata di grandissime soddisfazioni sotto il profilo professionale. Presi la squadra nel mese di gennaio, le cose non andavano bene e la prima partita che mi trovai a preparare era difficile, ricevevamo in casa il Milan per il turno di coppa Italia (31/01/2006). Fu una partita che nessuno si aspettava, ma ci diede la possibilità di capire che le forze della squadra erano di ben oltre quello che suggeriva la classifica. Fu una gara sensazionale, vincemmo per 3 a 0, riuscimmo a passare il turno e si creò la possibilità di affrontare al meglio e con serenità le partite di Europa League, arrivando agli ottavi di finale contro lo Schalke 04. Fu un grosso risultato importante soprattutto in proiezione futura.
Essendo stata la prima partita, quella in cui venivo presentato al pubblico di Palermo, battere una corazzata, come a quei tempi lo era il Milan, a livello professionale fu per me, chiaramente, una grande soddisfazione, ma anche l’aprire una porta nella direzione del cuore dei tifosi. Da lì naturalmente iniziarono le nostre migliori fortune, la domenica successiva giocammo contro la Reggina, che stava andando molto bene, sfiorando la vittoria che sfuggì nei minuti finali.
La partita contro il Milan è quella alla quale mi sento molto legato, ricordo ancora l’atmosfera dello stadio, era festosa ed allo stesso tempo il pubblico era curioso di vedere la squadra che veniva messa in campo dal nuovo allenatore. Feci scelte abbastanza coraggiose, perché utilizzai Andujar che non era stato mai impiegato e mandai in campo Gonzalez, autore poi dei due gol, che non era entrato ancora nelle simpatie dei tifosi, ma da quella sera i due argentini riuscirono a fare breccia nel cuore dei palermitani.
Mi resi contro che attorno ai colori rosanero c’era un interesse smisurato da parte della gente, ho avuto la fortuna di trovarmi un gruppo di giocatori importanti che ci diede la possibilità di sfiorare l’ingresso alle coppe europee. A quel tempo avevo quattro nazionali: Grosso, Barzagli, Barone e Zaccardo.
Il mio rimpianto è quello di non aver continuato l’anno successivo, purtroppo a volte le persone non riescono a capirsi e io fui vittima di questo, ma oggi non posso che fare i miei migliori auguri al Palermo e rinnovare tutto il mio affetto ai tifosi rosanero».