Juve, sarà triplete. L'Inter emoziona, amala. Milan illuminato
Benvenuti su Lupus in Fabula l'unica rubrica che è, che è stata e sempre sarà.
Altre valutazioni.
C.V.D. Come volevasi dimostrare.
Direbbe questo il mio professore di matematica dopo ore di astruse dimostrazioni pitagoriche ai molti incomprensibili.
Bastano queste tre lettere per descrivere plasticamente il week-end pallonaro, tra l’altro, ancora in corso.
Parlare della Juventus sta diventando noioso alquanto ripetitivo, in senso buono è ovvio. Sabato è andata in scena l’ennesima puntata del sequel “dai che non vince, c***o sarà per la prossima volta”.
Infatti dopo più di un’ora di pseudo equilibrio è arrivato CR7 (per pigrizia lo scrivo così) a scrivere i titoli di coda. Game, set and match. Tanto forte è la corazzata bianconera quanto sgradevole da vedere: il merito è tutto
di Max Allegri, machiavellico nonché pragmatico nell’essenza semantica del concetto.
Sarà triplete! Eddai, lo meritano anche.
Dalla dimensione idilliaca sulla Mole scendiamo tra i comuni mortali, dove la vita è sofferenza. Napoli, Inter e Milan fuori dalle Coppe e Roma qualificata soltanto perché con saggezza ha avuto la lungimiranza di mettere
da parte provviste in attesa del rigido inverno.
Sui partenopei si è abbattuta l’atroce legge di Anfield cui neanche Carletto ha potuto sottrarsi: tra l’altro, rielaboriamo le cicatrici trascorse, Ancelotti non ha ottimi precedenti con il Liverpool. Comunque azzurri vittima
ancora una volta dell’atavica maledizione: vicini al sogno e poi l’illusione. Dispiace.
Pochi chilometri più a sud dell’Europa, in quel di San Siro, si consumava tragicamente - non sarebbe la prima volta - un altro capitolo della storia neroazzurra. Sottomessi e costretti al pareggio da un orgoglioso ma
modesto Psv, già fuori, quindi eliminati.
L’Inter mi emoziona, amala. Si lo so potrei evitare un certo sarcasmo però fatevi una risata: e poi qui faccio come mi pare. (sorrido ndr).
Milan, e qui passiamo dal sorriso alla disperazione. I rossoneri sono riusciti nell’impresa - mai nessuno nella storia – di tornare a casa eliminati nonostante tre risultati su tre a disposizione: standing ovation. E sì, perché
all’amato Rino sarebbe bastato ovviamente vincere, pareggiare altresì perdere con una rete di scarto o nientepopodimeno con due dal 4 – 2 a salire. Invece no, qui sta la genialità di questo Milan, il risultato finale recita
3 – 1 per i greci, a casa. D’altronde ho sempre pensato che un gruppo è la rappresentazione del suo capitano/i.
Un tempo il diavolo era ispirato da undici capitani, ora ci si accontenta di Abate: appunto.
Ieri, per chiudere con una nota di colore, compleanno Milan: 119 anni di storia. Le ricorrenze - nei momenti di sconforto - sono ancora più sentite.
Firenze sogna, cantavano i Litfiba, e Simeone torna a sorridere. Il Sassuolo gozzoviglia sull’inadeguato Frosinone. E’ sempre più De Zerbilandia: mister torna. Di Francesco arranca ma sopravvive all’imboscata
genoana e salva, momentaneamente, la panchina. Infine, nel pantano di Marassi, la Doria impone il suo credo: Quagliarella il profeta, amen.
A lunedì
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