La primavera di Ballardini

Manuel Mannino

La primavera di Ballardini

La rivoluzione nel Palermo: da troppi invocata dopo il cambio in panchina, per qualcuno già compiuta dopo la trasferta laziale.
Una partita che – nonostante abbia visto l'unidici rosanero (anzi, verdefluo) giocare a calcio con un piglio diverso, pressante, coraggioso – ancora una volta ha messo in luce le difficoltà nella manovra e l'ingombrante inaffidabilità degli esterni difensivi. Se per Lazaar potrebbe bastare un buon mental coach (i motivatori di nuova generazione) che lo riporti tra i vivi, ahimè, su Struna restano pochi dubbi di valutazione. Fino a gennaio, confidiamo in Rispoli, aspettando Morganella.
Per questo, credo che non si possa parlare di rivoluzione: i buoni segnali espressi domenica all'Olimpico portano a pensare, piuttosto, ad una primavera nel calcio del Palermo.
Perché il giovane Goldaniga, oltre al gol pesante, ha dimostrato di essere pronto a fare coppia con Gonzalez; il giovane Brugman ha le potenzialità per essere determinante e da regista e sulla trequarti, con la condizione essenziale, però, che sia sostenuto dai compagni di reparto, come Chochev, classe 92, sì colpevole di non aver chiuso la partita, ma sempre attento e in cerca dello spazio. Tutti giovanissimi e pronti ad entrare nell'esclusivo club delle rivelazioni di questa serie A.
È dunque l'età media di questa rosa, appena 25 anni, l'arma a doppio taglio che Davide Ballardini dovrà saper gestire per accumulare i punti che diano la spinta decisiva. Un lavoro difficile e – ci ascolti, Presidente! – che ha bisogno di tempo e pazienza.
Siamo quasi a metà strada, e il campionato è ancora lungo.