Franco Carraro: «Quante chiacchiere su Calciopoli...»
Le parole dell'ex presidente Coni e Figc a La Gazzetta dello Sport

Tre volte ministro della Repubblica, presidente del CONI dal 1978 al 1987, sindaco di Roma dal 1989 al 1993, presidente della FIGC per tre mandati: Franco Carraro ha una lunga carriera tra le istituzioni non solo sportive.
Adesso è in uscita la sua autobiografia, "Mai dopo le ventitré" (Rizzoli, 307 pagine, 22 euro), scritto a quattro mani con la giornalista Emanuela Audisio.
Intervistato da La Gazzetta dello Sport, l'ex numero 1 della FIGC ha trattato tanti argomenti: dai record di Pietro Mennea, alle Olimpiadi di Mosca del 1980, fino alle dimissioni di Dino Zoff da ct dopo l'Europeo del 2000 perso nel finale.
Tra i temi toccati, anche Calciopoli, il più grande scandalo nell'era moderna del calcio italiano, vicenda per la quale Carraro rassegnò le dimissioni da presidente della Federazione: «Non si è mai rintracciato un euro illecito. Per me – afferma Carraro – è stata una partita di potere, incentivata da un sacco di chiacchiere. Se il calcio oggi è più pulito? Spero di sì – prosegue – anche se le insidie sono tante. La mia idea sarebbe quella di controlli a campione su vari aspetti di questo mondo. Condotti dalla giustizia, sportiva e non, comunque una giustizia che abbia poteri incisivi».
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Carraro affronta anche l'argomento doping nel calcio: «Bisogna storicizzare. Ricordo, solo come dato di cronaca, che dall'87 ho lasciato la presidenza del Coni. In quegli anni c'era l'idea che il trattamento farmacologico facesse parte della preparazione di un atleta. Una delegazione di nostri parlamentari andò a Lipsia nel 1977 con lo spirito di chi "andava a vedere come si vincono le medaglie". A Montreal, nel '76, era andata malissimo».