Di Marzio: "Sorrentino, un leader. Sono legato a Palermo da un brutto ricordo"

Il consulente di Zamparini ha parlato del suo rapporto con la città al "Corriere dello Sport"

Gianni Di Marzio in un intervista rilasciata al Corriere dello Sport, è tornato a parlare della salvezza raggiunta: "La salvezza è stata un miracolo, ma c’è di più che mare, sole e pizza in questa impresa. Impossibile se non sei credibile e non hai carisma. I giocatori e Ballardini hanno avuto fiducia. Ho toccato le corde giuste. Sono romantico, mi affeziono, avevo un debito con Palermo per una retrocessione che comunque non meritavamo. Invece, l’ultima giornata fummo beffati da risultati già scritti. Ora l’ho saldato". Sull'addio di Sorrentino: "Sorrentino mi ha commosso con le sue parole. A Catania lo vedevo bambino delicato, tenero. Mi avessero detto che sarebbe diventato portiere e famoso, avrei perso la scommessa. Invece ha fatto meglio del papà. Eccezionale anche come uomo e leader di un’operazione che per noi ha il valore di una Champions". Esperienza del gruppo rosanero: "Quella che manca al Palermo è l’esperienza. Porterei alcuni giocatori a Scampia o nei quartieri spagnoli di Napoli perché possano imparare il valore della furbizia. Ne avrebbero bisogno a cominciare da Hiljemark, Quaison e Trajovski. Posavec? Ha ottime qualità, sarà un giorno titolare, ma in A non puoi fare a meno di un portiere sicuro". Di Marzio e Palermo legati da un brutto ricordo: "Ora bisogna fare qualcosa, la città va rispettata. Non dimentichiamo che in 35mila ci hanno aiutato e che non si può perdere il patrimonio appena riconquistato. A Palermo mi lega un ricordo triste e fortunato. Il 23 maggio 1992, mentre raggiungevamo l’aeroporto, il giudice Falcone veniva assassinato a Capaci. Per poco evitammo di saltare in aria. Penso che il carnefice non si sarebbe fermato davanti al nostro pullman. Mi sento un sopravvissuto. Cosa farò da grande? L’età c’è, oggi vorrei costruire un Palermo vincente".