«Palermo merita la Serie A». Biffi si racconta a FP.IT

«Palermo merita la Serie A». Biffi si racconta a FP.IT

Farei ripartire con moderazione tutto. Le informazioni su questa pandemia ci arrivano in maniera distorta e contraddittoria: fermare il calcio equivale a bloccare un po' tutta l’industria. Dal punto di vista economico siamo già in difficoltà, vedo tanto caos. Per questo auspico di tornare - con le dovute precauzioni - alla vita normale.

 

Sono queste le prime parole dell’indimenticato capitano rosanero Roberto Biffi in esclusiva ai nostri microfoni. Una video intervista in cui l’idolo della tifoseria del Palermo ripercorre i suoi momenti più belli in Sicilia, con retroscena di quegli anni e confessando il suo sogno nel cassetto.

 

In poco tempo il Palermo ha costruito una rosa competitiva nonostante la situazione e il poco tempo a disposizione. Sagramola non è l’ultimo arrivato, ha lavorato già a Palermo e ha fatto un ottimo lavoro gestendo nel migliore di modi la situazione.

 

Continua

«Palermo con questa categoria non c’entra assolutamente niente, merita di stare nei professionisti e anche la Lega Pro va stretta ai colori rosanero. Il prossimo anno spero e credo che i rosanero allestiranno una squadra che possa puntare subito al salto di categoria per tornare subito dov’era lo scorso anno. Senza i problemi ben noti la scorsa stagione il Palermo sarebbe arrivato a centrare la promozione».

 

Il calcio è cambiato?

«Il calcio che ho giocato io aveva dei ritmi, ora è tutto cambiato. Non parlo soltanto dal punto di vista tecnico ma anche a livello societario: attualmente una squadra di calcio è un’azienda a tutti gli effetti. Servono delle potenzialità economiche non indifferenti.

In tal senso il Palermo quest’anno aveva bisogno di ritrovare il calore della sua gente, conosco benissimo quello che può dare il Renzo Barbera e il tifo palermitano».

 

Il mondo del calcio

«Ho conosciuto tante persone durante la mia carriera: è normale che con qualcuno continui a sentirmi anche ora, mentre con altri ci si perde senza una motivazione particolare o cattiveria. È la vita che ti porta a frequentare persone diverse perdendo contatti magari con persone con cui hai giocato in alcune stagioni».

 

E ancora

«Con Cristiano (Giuntoli ndr) abbiamo giocato insieme cinque anni fra Savona e Sanremo, vincendo dei campionati. Ci siamo ritrovati anche nei professionisti, è anche il padrino di mio figlio: sono una persona particolare in questo senso, non mi piace chiedere perché sono molto riservato. Nel calcio - quando smetti di giocare - e fai il mio mestiere, se fai così fai un po’ fatica».