L'infortunio, l'esempio ai giovani. Parla Santana

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Il capitano del Palermo Mario Alberto Santana - ospite nella consueta trasmissione Siamo Aquile presso l'emittente televisiva di Trm - ha parlato del suo presente e del rapporto con la squadra, in particolare con i giovani.

 

Sto bene, mi sto riprendendo. Sono passati mesi e non vedo l’ora: sapevo sarebbe stata lunga ma non vedo l'ora che arrivi il tempo di rientrare.

Cerco di essere presente per i ragazzi perché credo sia importante dare un contributo fuori dal campo. Se la squadra è contenta della mia vicinanza mi rende orgoglioso e conta tantissimo per me: mi rende felice perché vuol dire che i ragazzi seguono i miei consigli.

 

E ancora...

Durante l’allenamento divento un’altra persona: duro in determinati momenti oppure faccio i complimenti. Sono piccoli gesti che fanno sentire importante. La cosa belle del calcio è quello che tu riesci a dare come persona, oltre il campo da calcio: sono tornato qui a Palermo e ho cercato sempre di dare tutto proprio per fare crescere ognuno dei miei compagni di squadra.

 

Il rapporto con gli "under".

Bisognerebbe togliere la regola dell'obbligo degli "under", perché questo può farli rendere meno. Al contrario, invece, se si dovessero guadagnare veramente il posto potrebbero avere più stimoli. Lo dico per la mia esperenzia da ragazzo: per guadagnarsi il posto bisogna sempre fare sacrifici e lottare. Il Palermo ha comprato giovani interessanti e forti, però tu da grande devi sempre seguirli. 

Il calcio non è soltanto qualità, c’è tanto altro. La voglia di arrivare, il cuore, la passione e la mente: se decidi di fare questo lavoro devi dare tutto. Io a 15 anni venivo valutato per quello che valevo non perché ero giovane: chi merita gioca, senza alcun obbligo dettato dalle regole.


 

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