I nuovi mostri

I nuovi mostri

 

Dunque i playout si devono giocare. Ma che sorpresa, chi se lo sarebbe mai aspettato?

 

Non la Lega di Serie B, con il suo Consiglio direttivo fatto di presidenti che definirli interessati è un eufemismo: parti in causa, semmai, oggetti e soggetti, noumeni e senz’altro fenomeni del dilettantismo nostrano. Noi, o dell’irrazionalità per scelta.

 

Non il presidente Balata, che da quando occupa quella poltrona non ne ha azzeccata mezza: quasi due anni di proclami e disastri. 
Prima la Serie B 2018/19 a 19 squadre. Commento a caldo e a freddo e a tiepido: boh. 
Poi la arbitraria non ammissione dell’Entella allo stesso campionato: boh.
Poi il TFN sul Palermo: Serie C. E la scelta di giocare i playoff subito, di corsa, senza aspettare il secondo grado di giudizio: boh.
Poi la sospensione del playout: non basta neanche un boh.

 

Il calcio italiano come un volante in mano a ubriachi senza patente. Questo è.
Li vedo al tavolino, gonfi di vino - con un panino, la felicità - a decidere, allegri, le sorti di questo e del prossimo campionato, e del prossimo ancora, con la leggerezza che si usa prima di cena quando non sai che mangiare: pollo o pizza? Boh.

 

Presidenti che straparlano, giudici indagati per corruzione, dirigenti sotuttoio che pur di difendere la società che a fine mese stacca l’assegno si avventurano in improbabili arringhe da avvocatucci di provincia laureati con la media del 17: i fatti e le verità. Bah

Ma in che mani siamo? Cani e gatti col pelo ritto, litiganti senza il terzo. Non gode nessuno, ma tutti ci ridono dietro. Chissà che risate all’estero. Li immagino in Inghilterra, quando si avvicina maggio e già da un pezzo hanno fatto scorta di popcorn, ché sta per iniziare il filmetto italiano, la commedia tragica e demenziale senza trama.

 

Servirebbe davvero uno stop di uno o due anni. Un biennio senza calcio, riflettori spenti e stadi chiusi. Una Lega unica, commissariata a tempo indeterminato: almeno finché non si rigeneri una nuova classe dirigente che abbia percezione della realtà.
Finché non cambino gli argomenti, quindi le domande. Finché l’unica risposta non debba essere sempre un monosillabico, avvilente, deprimente: boh.


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