Roma, sette perle di speranze

Roma, sette perle di speranze

La virtù dell'eroe omerico consisteva in una morte leggendaria, canovaccio di una letteratura epica da consegnare ai posteri. L'epiteto cantava le gesta di chi aveva la paura di riposare nell'oblio, nell'assenza di impeti e virtù e perciò di essere dimenticati più in fretta degli altri. Uno sguardo rivolto verso l'alto perchè "è bello", lo diceva Pjanic nell'intervista di fine gara; il bosniaco, che al di là del bene e del male, ha indossato l'armatura del combattente sotto il comando di Luciano Spalletti.
Sette vittorie consecutive per una Roma targata 2.0, un modello nuovo, più funzionale ai tempi della serie A, laddove basta fermarsi per perdersi come successo alla Fiorentina d'altronde. Un terzo posto raggiunto a suon di goal, 16 per l'esattezza in 8 partite. Spettacolo anche contro la Fiorentina: quattro firme che raccontano il riscatto di El Sharaawy, un successo nel mercato invernale perchè Perotti diventa l'alter-ego di Totti ogni tanto, e infine un Salah che non si lascia mai narcotizzare dal tempo. Due punti in meno del Napoli e cinque metri di pannello separano la Roma dalla realtà onirica su cui ozia la Juventus; si mancano dieci partite, ma sono sufficienti per un immaginario esotico.