Qui Como: una squadra che sembra costruita con le figurine

Mettiamo subito le mani avanti: il Como è una squadra molto forte. O almeno, lo è in linea teorica. La classifica, al momento, dice altro. E ci sono dei perché importanti: la proprietà, ricca o meglio ricchissima, non ha badato a spese nel corso della sessione estiva di calciomercato. Tanti giocatori che, se fossimo stati a Football Manager, avrebbero portato il como in testa alla classifica: Patrick Cutrone, Leonardo Mancuso, Vittorio Parigini, Paolo Faragò, Daniele Baselli e soprattutto Cesc Fabregas. Il centrocampista spagnolo, ex Arsenal e Barcellona, arrivò dal Monaco con la fama che lo contraddistingueva, una carta d'identità non così in là - a 35 anni, dicevano gli adetti ai lavori, può 'giocare in ciabatte' in Serie B - e qualche presenza anche nell'ultimo anno vissuto al principato.
Bene: sapete quanti minuti ha giocato? 445. In scarpini eh, mica in ciabatte. Alberto Cerri, goleador della squadra, ha siglato 4 reti, Cutrone e Mancuso - che ha realizzato una doppietta lo scorso turno ad Ascoli - soltanto 3. Un po' poco per una squadra che sembrava partire con altre ambizioni. E che non ha più nemmeno l'alibi dell'allenatore che non fa girare la squadra, discorso questo che a Palermo si sente ormai ogni 3x2 che si vinca o che si perda.
Sia chiaro: per chi vi scrive, questo Como vale almeno un posto nell'ultima fila della griglia play-off, ma il calcio è questo: non è Football Manager, non è FIFA Ultimate Team: in campo ci vanno non i nomi, ma i giocatori. Fisicamente, atleticamente, motivazionalmente e mentalmente soprattutto: e se non sei al top in questo poker di peculiarità, fai fatica. E questo è un tratto che il Palermo sta provando a solcare. A Como, ad oggi, ciò non è accaduto.