Palermo, AAA disperatamente cercasi gol
Come un cantiere in qualche quartiere dimenticato di questa città e noi, mani dietro la schiena, a guardare: il bilancio dopo un mese pieno di campionato dice che il Palermo è in ritardo. Lo è rispetto ad altre squadre, alle legittime aspettative, forse anche rispetto a quanto pensava, quando è arrivato, lo stesso tecnico Alessio Dionisi.
Non è solo la classifica a definire la condizione dei rosanero.
Certo, è presto per tirare una prima riga, ma un occhio alla distanza dai primi due posti va dato. I 6 punti di distacco dal lanciatissimo Pisa rappresentano un principio di allarme da non sottovalutare nonostante il campionato sia ancora molto lungo. Nel breve, invece, ci sono i numeri prodotti, che non mentono (quasi) mai e disegnano bene pregi e difetti del cantiere.
C'è, in primo luogo, il contrappasso nelle statistiche delle due fasi rispetto alla scorsa stagione, quando il Palermo, che poteva vantare il terzo miglior attacco del campionato (62 gol fatti, media di 1,6 per match), accusava allo stesso tempo la quarta peggior difesa della Serie B (53 gol subiti, media di 1,39). Superfluo specificare che questi sono dati relativi all'intero campionato, mentre quelli che seguono vanno presi per quel che sono: numeri prodotti in appena sei partite. Ma nel primo breve spicchio di questo campionato, la situazione si è capovolta: il Palermo ha sì fermato il principio di emorragia difensiva delle prime due giornate, attestandosi come seconda miglior difesa (5 gol subiti, media di 0,8 per match), ma al contempo fa registrare la stessa media per quanto riguarda i gol realizzati (5 in 6 partite, 0,8 per match), presentando al momento il secondo peggior attacco della B, con ben 7 gol fatti in meno rispetto alla capolista Pisa.
Insomma, mentre le prime preoccupazioni si concentravano tutte, o quasi, sulla composizione della retroguardia rosanero, sulle effettive capacità di Nikolaou, sugli infortuni di Lucioni e Baniya, sulla mancanza del terzino sinistro di riserva, sotto il naso passava la vera mancanza che ha caratterizzato il primo mese di campionato. Difetto appesantito, poi, dal dato sugli XG (gol attesi): il Palermo ha prodotto 7,2 expected goals, che per semplicità qui definiamo nitide occasioni da gol. In sintesi, la squadra di Dionisi ha creato più di quanto sia riuscita a capitalizzare.
Il primo tempo contro il Cosenza e, a tratti, quello contro il Cesena sono manifesto di una attuale incapacità della fase offensiva nel raccogliere i frutti di quanto seminato. Se poi al dato assoluto aggiungiamo che 3 dei 5 gol realizzati sono stati messi a segno in un solo match (vs Juve Stabia), emerge ancora più forte la necessità di un netto cambiamento.
I gol, però, non li costruiscono i soli attaccanti. Se non ragioniamo a livello episodico, o su quei momenti in cui è il duello, o la seconda palla, o la giocata individuale a determinare la scintilla, la fase offensiva comprende tutti i giocatori di movimento. Un esempio fulgido è il secondo gol del Palermo a Castellammare di Stabia: Desplanches-Ceccaroni-Henry-Ranocchia-Di Francesco-Henry. La sequenza dei giocatori interessati dalla splendida azione del raddoppio rosanero: tutti i reparti coinvolti.
Certo, nel caso in questione l'avversario ha lasciato quei metri necessari per imbastire la trama. Ma la tesi generale oggi non può ignorare che, spesso, nella catena di montaggio che vorrebbe portare al gol c'è un anello mancante: l'ultimo passaggio, che sia in verticale o dalle corsie, è un difetto evidente; la precisione della finalizzazione, pure. Anche qui, sono i numeri a vidimare una lacuna da colmare in fretta: solo il 28,4% dei tiri scagliati dai rosanero finisce dentro lo specchio della porta. Poco, soprattutto se il dato viene incrociato con la distanza media di tiro: 17,5 metri, praticamente dal limite dell'area.
Insomma, le cause di un rendimento altalenante sono diverse, ma i dati raccolti dopo sei partite suggeriscono che il primo difetto da limare è da ricercare nella fase realizzativa. Dalla cintola in su gli interpreti certo non mancano, ma le qualità dei giocatori capaci di alzare il livello non sono ancora emerse del tutto. Anche chi non ha brillato nella scorsa stagione, oggi sembra correre su un binario diverso (Di Francesco, 3 assist; Insigne, 1 gol e 1 assist). Compito di Dionisi, allora, trovare la chiave per sbloccare un reparto che ha fin qui espresso solo un briciolo del proprio potenziale.