LA «DOMINAZIONE» FRIULANA
Palermo e la Sicilia intera sono figlie di dominazioni che nel corso dei secoli si sono susseguite, puntellando anche il carattere di chi ci vive. Palermo è l’esempio perfetto dell’integrazione di culture diverse, con l’arabo-normanno massima espressione a livello mondiale. Capitale del mediterraneo, ma abituata per secoli ad adattarsi ai cambiamenti, per sopravvivere, pur mantenendo sempre il suo carattere. Sedici anni di “dominazione friulana” fatta di alti, molto alti, e bassi, molto bassi. Come con i Normanni per Palermo, il periodo di massimo splendore per il Palermo è coinciso con i primi anni della “dominazione friulana”.
“Dominazione” (è bene ricordare l’importanza delle virgolette in questo caso, non avendo alcuna accezione negativa ma solo funzione di metafora) che ancora una volta ha messo in risalto le caratteristiche dei palermitani, che prima hanno accolto lo “straniero”, per poi disamorarsi a poco a poco fino a volerlo cacciare via. Perché però aspettare sempre che ci sia il salvatore della patria? Cosa limita una terra fatta di genio, di arte, di bellezza e di meraviglia, a fare da sola senza che arrivi qualcuno da fuori a “salvarci”. Forse non abbiamo bisogno di essere salvati, abbiamo bisogno di salvarci da soli. E i quasi 30.000 del Barbera in occasione della gara con il Brescia sono un bel segnale in questo senso, con la speranza che non siano affievoliti da un soffio di vento, da un cross svirgolato, o da qualche, eventuale, punto di penalizzazione.
Perché Palermo, così come il Palermo, rimane qui, anche se le dominazioni passano. Fenici, greci, arabi, normanni, svevi, francesi, spagnoli e...friulani. Chi sarà il prossimo? E chiunque dovesse essere, forse Palermo dovrebbe ricordarsi quanto vale indipendentemente da chi sarà, per l’ennesima volta, a salvarla.
di Davide D'Avenia
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