«Segno e sono Felice». Evacuo nella storia
«Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia», diceva Erasmo da Rotterdam.
Il cronometro indica il minuto 92 di Catanzaro - Bari di domenica 21 marzo quando Felice Evacuo ha l'appuntamento con la storia. Sistema la sfera sul dischetto e con un gesto tanto folle quanto naturale, batte Frattali e scrive il numero 200 nel firmamento del calcio professionistico.
«È stata una gioia immensa: raggiungere duecento reti da professionista - racconta ai nostri microfoni Evacuo - non è un obiettivo facile. Da un po’ di tempo non riuscivo a segnare e questo mi faceva soffrire un po’, per questo la rete contro il Bari è stata una gioia immensa ma soprattutto una liberazione. Stava diventando quasi un’ossessione (sorride ndr)».
Per un record così importante la realizzazione non poteva di certo essere banale: «L’idea del cucchiaio mi è venuta nel momento in cui mi sono preparato per tirare il calcio di rigore. Di fronte avevo un portiere (Frattali ndr) che mi conosce benissimo e che in passato mi aveva parato un rigore in un Novara - Avellino. Consapevole di questo ho pensato di fare qualcosa per sorprenderlo, così ho fatto lo scavino anche se con il senno del poi ho pensato di aver fatto una pazzia: alla fine è andata bene, questo è importante. (sorride ndr)».
Dalla prima rete con la maglia della Turris nell'allora Serie C2 al Catanzaro. Un filo invisibile che unisce vent'anni di emozioni, gol e ricordi: «Affettivamente - ricorda l'attaccante - sono molto legato ad una doppietta che ho realizzato contro il Napoli in Serie C1, quando giocavo con la maglia della Sassari Torres. Sono un grande tifoso partenopeo e quindi realizzare due reti alla mia squadra del cuore è stato qualcosa di indimenticabile, era il gennaio 2006. Mentre se devo indicare un gol come bellezza scelgo quello di domenica contro il Bari: c’è una sorta di magia in quel rigore».
Nel cuore di Evacuo non c'è spazio per il rimpianto, soltanto la consapevolezza di se stesso e la felicità del percorso realizzato: «Ho sempre pensato che le categorie esistono per un motivo, quindi se ho giocato sempre in Serie C, anche facendo tanti gol, significa che questa fosse la mia dimensione. Nella vita si fanno delle scelte, a volte fai bene altre meno, ma sinceramente non ho alcun rimpianto. Sono molto cristiano e quindi non sono scaramantico: ci sono dei riti che sono legati più a delle abitudini che altro. Per esempio mi piace tenere tutto nello stesso ordine, una consuetudine che faccio da quando ero ragazzino. I miei compagni di squadra a volte mi prendono in giro e mi spaiano le scarpe perché sanno che non lo sopporto (sorride ndr)».
Nella carriera del bomber di Pompei, scandita dalle tante reti realizzate, un ricordo particolare ha certamente la Sicilia con le tre stagioni in maglia granata: «Sono arrivato a Trapani con la maturità di un calciatore che è arrivato nella fase avanzata della sua carriera. Questo mi ha permesso di avere una visione più ampia e non soltanto dal punto di vista del campo o legato al fatto di fare gol o meno. È stata un’esperienza entusiasmante perché - oltre al posto stupendo e all’affetto dei tifosi - sono stati tre anni calcisticamente belli. Si è vinto un campionato e poi purtroppo la situazione ha preso una piega preoccupante: abbiamo giocato anche quattro mesi senza stipendio. Fortunatamente eravamo un gruppo eccezionale, unito dove tutti stavano bene e anche chi giocava meno era contento di far parte della quella squadra». Nel Trapani della promozione c'è la firma di quel Vincenzo Italiano che sta scrivendo pagine di storia indelebili nella nostra Serie A: «Italiano mi ha fatto subito un’ottima impressione. Con i calciatori - sia con i più giovani che con i veterani - sa instaurare un rapporto umano e professionale incredibile. Questo - continua Evacuo - gli permette di tirare fuori il meglio da ogni giocatore. In più ha delle idee di calcio molto moderne che riesce a trasmettere alla squadra. La sua dote più grande è valorizzare al massimo i suoi calciatori, vedi Nzola. Inoltre ha un calcio positivo che si esprime a viso aperto contro chiunque e questo gli permette di fare risultato contro qualsiasi avversario».
Proprio in Sicilia Evacuo ha conosciuto da vicino l'attuale centrocampista del Palermo Gregorio Luperini: «Ho un’ottima considerazione di Luperini sia umanamente che come calciatore. Le difficoltà di questa stagione riguardano il Palermo in generale come squadra e non soltanto Gregorio. Nonostante ciò lui ha realizzato le sue reti: poi è normale che se la squadra fatica questo si ripercuote sul rendimento del singolo. Non è facile trovare un centrocampista che sia prolifico sotto rete come Luperini: per la Serie C è fortissimo. Spero che presto dimostri le sue qualità».
Dopo l'esperienza di Trapani - conclusa con l'amara retrocessione a causa della penalizzazione per il fallimento societario - è arrivata la chiamata del Catanzaro, una seconda giovinezza per Evacuo: «Quando sono arrivato ho avuto un’ottima impressione della società e dello staff tecnico. Siamo partiti con qualche difficoltà perché con un allenatore nuovo e tanti calciatori appena arrivati ci sta faticare un po’ ad inizio stagione. Ma ero convinto che potessimo fare bene e sono felice di questo. Il segreto è la fase difensiva che fortunatamente ci permette di subire poco: in questa categoria se prendi poche reti poi puoi fare bene soprattutto in partite secche come sarà nei play off. Il nostro obiettivo è chiudere la stagione regolare nella migliore posizione in classifica per arrivare almeno terzi, poi si vedrà cosa succederà. Credo veramente nella possibilità di arrivare in Serie B tramite i play off: spero di poter realizzare questo sogno con il Catanzaro. Per me sarebbe il settimo campionato vinto di Serie C: mi piacerebbe chiudere con questa vittoria».
In conclusione, se potesse, Evacuo cosa direbbe al ragazzino Felice che vent'anni fa iniziò a sognare nei campi del calcio professionistico?
«Non mollare mai, come ho sempre fatto, di avere la continuità che ho dimostrato durante tutta la mia carriera. Il sogno di ogni bambino - come lo era anche il mio - è di giocare in Serie A e per la propria Nazionale. Nella vita però se non ti arrendi mai puoi anche raggiungere i tuoi obiettivi ed essere soddisfatto così. Per il futuro non so ancora, vediamo come finirà l’attuale stagione e poi deciderò».
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