Anche basta con: "Gli avversari sono stati bravi"
Il leitmotiv ricorrente, nel corso delle settimane in cui il Palermo ha raccolto meno di quanto ci si aspettasse, è stato più o meno un susseguirsi di: "Sicuramente dobiamo lavorare meglio, dobbiamo mantenere determinati equilibri, la prestazione c'è ma c'è anche il valore degli avversari". Una costante, con la sfida del Barbera persa contro il Venezia che ha visto questa tesi esser portata come motivazione non tanto per il risultato, che soprattutto visto quanto capitato negli ultimi minuti di partita poteva decisamente esser diverso (ma, ad onor del vero, lo stesso si potrebbe dire sul fronte Venezia a fine primo tempo), ma proprio per l'approccio totalmente errato alla gara.
E, ad esser proprio sinceri, non c'è nulla di sbagliato o falso in tutto questo: il Venezia ha giocato una gran partita, e avrebbe meritato di chiudere il primo tempo con un vantaggio più che rotondo. Ma non è questo il punto: il punto è giustificare un gioco che latita dalla sfida col Bari, fatta eccezione per la gara di Modena in cui gli astri si sono allineati facendo giocare ai rosanero la partita quasi perfetta, con la presenza di avversari che hanno fatto meglio sotto quel punto di vista. E dopo piu di tre mesi in cui la squadra e lo staff tecnico lavorano assieme, di concerto e dopo aver creato un amalgama (almeno in teoria) più che ottimale tutto ciò non è più giustificabile. E' snervante, e ai limiti dello sportivamente sopportabile sentir parlare di equilibri da rispettare, quando la manovra della squadra e piatta e si limita ad uno sterile palleggio orizzontale fin quando non arriva il lancio lungo teoricamente verso il povero Matteo Brunori sempre solo e quindi ostaggio, assieme alla sfera, delle difese avversarie.
Ora, riascoltando le conferenze stampa di arrivo di Eugenio Corini era evidente come la sua idea di calcio fosse decisamente diversa rispetto a chi lo ha preceduto, tanto nei moduli quanto concettualmente: il problema qui sta anche nella assoluta latitanza nel gioco non fine a sé stesso, ma propedeutico alla costruzione di azioni da gol non casuali. Perché è vero che in Serie B non si può pretendere una manovra verticale e rapida come il Liverpool di Jurgen Klopp o il tiki-taka del Barcellona che fu di Pep Guardiola, ma sicuramente non è più accettabile trovarsi di fronte a spettacoli del genere. Perché praticamente tutte le squadre del campionato, incluse quelle agli ultimi posti in graduatoria, hanno ormai una identità, cosa che al Palermo sembra mancare ed e mancata nelle sconfitte ma soprattutto nelle vittorie, che sono sembrate (vedi Genoa e Parma al Barbera) frutto della più assoluta casualità, condite da un pizzico di fortuna episodica e che comunque ci regalano un quadro statistico devastante: solo 4 vittorie in 14 giornate di campionato. Con questo ruolino, purtroppo, difficilmente ci si salva. Anche con obiettivi quali la permanenza in Serie B.